`Outta Kali Phobia´

Autore disco:

CarmenSita

Etichetta:

Autoproduzione (I)

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Formato:

CD-R

Anno di Pubblicazione:

2015

Titoli:

1) Outta Kali Phobia 2) Don`t Forget To Dance 3) Move On 4) La noia ha fame 5) She`s A Godness 6) Trouble 7) Deep Water

Durata:

28:19

Con:

Carmen Cangiano, Claudio Fabbrini, Dudu Kouate, Elisabetta Martinoli

Janis vs Nico

x Armando Lo Capo (no ©)

Tiro a indovinare:
CarmenSita è un nomignolo che qualcuno ha affibbiato alla cantante Carmen Cangiano.
Carmensita è una canzone di Devendra Banhart.
CarmenSita nasce dall'unione di Carmen e Sitar.
Di tre ipotesi forse una è quella giusta.
Comunque sia è un nome che non rende giustizia alla qualità di questo progetto.
Lo so, un nome vale l`altro, ma CarmenSita fa pensare a una vecchia pubblicità per una marca di caffè e rischia di non venire preso sul serio.
La qual cosa sarebbe un vero peccato perchè il progetto trainato dalla Cangiano e dal chitarrista Claudio Fabbrini ha i numeri necessari per farsi apprezzare sia dai fan delle vecchie forme di rock blues sia da quelli dei recenti fenomeni di folk-revival.
Due sono gli elementi essenziali e trainanti, e sono logicamente legati ai due leader:
da una parte la splendida chitarra del Fabbrini che indugia su quello che è stato il rock blues americano attraversando il continente a partire dalle incarnazioni southern, Allman Brothers per intendersi, per finire con quelle psichedeliche della California, restando comunque sempre ancorata a una sua dimensione acustica che la distingue dalla derive di tipo hard;
dall`altra parte la voce della Cangiano, attiva anche in altri contesti e vincitrice di un premio Janis Joplin, che in alcuni momenti ricorda Francesca Amati (spero che nessuna delle due, visto l`alto grado di suscettibilità delle femmine, si offenda per il paragone) e in altri giunge a evocare perfino Billie Holiday (in questo caso solo una potrebbe offendersi, dacchè l`altra è trapassata da tempo).
Accanto, o meglio intorno, a questi due elementi, che possiamo definire come classici e a loro modo rassicuranti, ruotano alcuni ingredienti atipici:
innanzi tutto il kit percussivo del senegalese Dudu Kouate, infarcito di pezzi tradizionali, e responsabile di coloriture molto afro;
in secondo luogo l`harmonium suonato dalla Cangiano, uno strumento abbastanza estraneo alla tradizione a cui i CarmenSita fanno riferimento, e che fa piuttosto pensare a una sacerdotessa dark come Nico.
Il quadro che ho disegnato sarebbe chiaro se una canzone cantata in italiano come La noia ha fame non rimandasse a quella tradizione soul nazionale che vanta campioni come Mina e/o Iva Zanicchi (non vi scandalizzate, in giovane età anche Garibaldi non era lo stesso taone che consegnò il Sud Italia ai Savoia, con tutte le conseguenze che ne sono derivate), dando così l`impressione di voler lasciare la finestra aperta anche su altre prospettive.
Sicuramente non raduneranno mai quelle folle (...... ognuno è libero di aggiungere l`aggettivo che preferisce) che nei concerti acclamano Vasco e Lorenzo, ma sono sicuramente destinati a conquistarsi un ruolo di culto (a meno che il mondo non inizi a girare all`incontrario).
Non vorrei apparire troppo entusiasta, ma per me questo disco è stato una piccola rivelazione.


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Data Recensione: 7/6/2016

`You’re Either Standing Facing Me Or Next To Me´ // `Yurako´ // `My Lord Music, I Most Humbly Beg Your Indulgence In The Hope That You Will Do Me The Honour Of Permitting This Seed Called Keiji Haino To Be Planted Within You´  

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`People And Places´  

`Landscapes And Lamentations´  

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`In Otherness Oneself´ // `Soothe My Soul, Feed My Thought´  

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`Historic Music Past Tense Future´  

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