Alessandra Eramo è comproprietaria della Corvo Records, ma è stata ben attenta a non saturare il catalogo dell`etichetta con i propri lavori che, in dieci anni di attività , sono limitati al numero di 5 (fra i quali ci sono un 7 pollici, un libro e un LP in collaborazione con altri musicisti). Quindi, facendo due conti, questo è il secondo LP a suo nome, e fa seguito a “Come ho imparato a volare” del 2010 e al singolo “Roars Bangs Booms” del 2014. “Tracing South” è un disco molto vario e la voce, a volte manipolata o supportata tramite l`elettronica, si inerpica in forme caleidoscopiche che vanno dal recitato, al cantato e al vocalizzo puro. La Eramo ben si inserisce in quello che è il percorso della sperimentazione vocale nella musica contemporanea, e si colloca ai massimi livelli del settore, facendo pensare in primis alla francese Tamia, ma anche a Demetrio Stratos, Diamanda Galas, Meredith Monk e, ovviamente, a Cathy Berberian. Il disco, come s`è detto, è molto vario e si passa dalla babele di parole (I Cannot Neglect The Sea), con le stesse che sembrano rimbalzare fra le pareti di una camera chiusa, ai cambi di intonazione intorno a due soli termini (Really Very Gut (Nocturne)), dall`orgasmo streghesco (A / Tem) alla sarabanda folk (Song For The Sun (Carnival Rites)), dai borbottii tormentati (Mediterranean Migrant Cemetery) al coro elegiaco (Pais), dai suoni flautati e incorporei (Southern Landscape) alla coralità solenne (Vacio), dalle coloriture imitative (Primitive Bird e My Favourite A Train) al canto a cappella (When I Look Into Your Eyes). Questi in linea di massima, e seguendo sensazioni molto personali, sono i contenuti del disco ma, credetemi, è difficile dare una descrizione realmente soddisfacente di queste 11 perle rare. Il consiglio, se apprezzate i nomi citati e la vocalità nella musica contemporanea, è ovviamente quello di acquistare il disco tout court, senza se e senza ma.
Un occhio lo butterei comunque a tutto il catalogo della Corvo Records, sempre che non l`abbiate già fatto, e dal momento che ci siamo vi propongo anche l`uscita immediatamente precedente a “Tracing South” (di quasi tutti gli altri titoli del catalogo abbiamo già scritto sia in un articolo sia in qualche recensione precedente).
La coppia formata da Tony Buck e Magda Mayas rappresenta una realtà ormai consolidata, dal momento che hanno già all`attivo vari concerti e alcuni dischi pubblicati sia come Tony Buck & Magda Mayas sia come Spill, ma questa è la loro prima pubblicazione in vinile, e quindi rappresenta un boccone molto appetibile e super consigliato per coloro che acquistano solo questo tipo di supporti.
Il batterista Tony Buck viene da lontano, sia geograficamente (è nato nel 1962 a Sydney) sia artisticamente, lo troviamo infatti nelle prime formazioni dei Ground Zero di Otomo Yoshihide e poi nei Peril, nei Kletka Red, nei Trophies, nei Necks, e in collaborazione con numerosi altri musicisti. Più prossima a noi, in tutti i sensi, è l`evoluzione della quarantenne pianista tedesca Magda Mayas, che comunque si è già ritagliata un posto fra le più apprezzate e ricercate strumentiste-improvvisatrici.
Sulla carta pianoforte e strumenti a percussione paiono ben distanti, ma nella realtà delle musiche contemporanee questo gap pare ormai dissolto. Prendete questo disco dove i due si vengono incontro, l`uno accentuando gli aspetti melodici delle percussioni e l`altra gli aspetti percussivi del pianoforte, risultando alla fine interscambiabili nei rispettivi ruoli. Il risultato è un paesaggismo-jazz con echi poli-mondisti. Dietro un`immobilità apparente si nasconde un microcosmo di suoni in continuo movimento, con i vari strumenti che vengono esplorati in tutte le loro possibilità e i due in veste di alchimisti all`interno di un laboratorio acustico.
Due parole ancora sulla Corvo Records, un marchio discografico specializzato in vinili con un suo specifico modus operandi. A differenza di alcune etichette discografiche che hanno puntato su un design univoco in grado di rendere le loro pubblicazioni ben riconoscibili come tali, penso alla storica Blue Note o in tempi più recenti alla Musica Moderna di Claudio Rocchetti e Matteo Castro, alla Corvo Records hanno optato per personalizzare le singole produzioni confezionandole in modo sempre e totalmente diverso l`una dall`altra. Ogni pubblicazione si distingue quindi quale piccolo oggetto d`arte in grado di catalizzare l`attenzione, oltrechè dei musicofili, anche di coloro che collezionano dischi in vinile.
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