Wittemburg si ripresenta dopo il bellissimo “Beyond The Traceries” (vedi la nostra recensione) con un lavoro di pura arte digitale. Il pretesto, o l’ispirazione, ha origine in un piccolo albero che si trova nella stazione ferroviaria di Kranenburg, una cui foto viene utilizzata come modello per disegnare/comporre, tramite un apposito software, le quattro parti in cui si suddivide Kranenburg Tree.
La conferma della Wandelweiser, quale casa editrice, e di una confezione essenzialmente bianca stanno a indicare una sorta di continuità con il disco precedente. Una continuità che viene comprovata dall’ascolto delle quattro piste, ancora votate a un minimalismo riduzionista memore di autori come Günter, Köner, Malfatti e Morton Feldman, ai quali dobbiamo giocoforza aggiungere un John Cage la cui figura viene tirata in ballo dagli intermezzi di silenzio che spaziano l’uno dall’altro i quattro brani.
L’utilizzo risolutivo del software può trarre in inganno, riguardo all’aspetto poetico, ma il motivo originario di questi quattro brani è comunque il piccolo albero, e svariate suggestioni di derivazione zen finiscono per avvolgere tutto il lavoro. Come nelle opere di Eliane Radigue o in quelle della Animist Orchestra.
“Kranenburg Tree” ci ripropone un autore dotato di una raffinatezza e una sensibilità musicali raramente riscontrabili in questa contemporaneità votata a un eccessivo raziocinio. Stando così le cose speriamo che Wittenburg conosca e faccia proprio il noto proverbio italiano es gibt keine zwei ohne drei.
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