Autore disco: |
Mario Mariotti |
Etichetta: |
Amirani Records (I) |
Link: |
www.amiranirecords.com |
Formato: |
CD, LP |
Anno di Pubblicazione: |
2021 |
Titoli: |
1) Premessa Mood Indigo 2) Il Pianocktail 3) Ricetta Salame cotto di trippa delle Antille al porto muschiato 4) Intermezzo I Mood Indigo 5) I fratelli Desmaret, pederasti d’onore 6) Chloé si veste 7) Blues pour Boris 8) Mot-valise dans la voiture 9) Colin correva… Chloé riposava 10) Intermezzo II Mood Indigo 11) Uomini e macchine 12) Canne di fucile |
Durata: |
42:00 |
Con: |
Mario Mariotti, Gianni Mimmo, Emiliano Turazzi, Laura Faoro, Luca Segala, Walter Prati |
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un dovere |
x mario biserni (no ©) |
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Il nome di Boris Vian troppo spesso viene dimenticato, ovvero verrebbe, dacché a impedirlo c’è di mezzo quel Le Déserteur che è diventato uno dei più famosi inni antimilitaristi e che sembra essere, visto il momento che stiamo attraversando, più che mai attuale (impossibile contare le versioni che se ne sono state fatte, in Italia tra gli altri l’hanno cantata Luigi Tenco, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Ivano Fossati e Lalli). Eppure è uno di quei personaggi che se non fossero esistiti andrebbero inventati, come Billie Holiday, Nina Simone, Nico, Captain Beefheart, Robert Wyatt, e pochi altri.
Scrittore, romanziere, poeta, autore di canzoni, trombettista jazz, operatore discografico con la Philips, tanto lucidamente conoscitore dell’industria discografica da sentire la necessità di ipotizzare, in En avant le zizique (Musika & Dollaroni pubblicato da Stampa Alternativa), un futuro in cui i musicisti non dovranno più (as)servirsi di essa per pubblicare la propria musica. Come romanziere scrisse alcuni capisaldi del surrealismo destinati, nonostante il sostegno di importanti personalità dell’ambiente letterario quali Raymond Queneau, a un inesorabile insuccesso.
È proprio da uno dei romanzi, La schiuma dei giorni (L'Écume des Jours) pubblicato da Marcos Y Marcos, che Mariotti ha preso spunto per la stesura del disco (lo scrivo per dovere di cronaca, dal momento che ancora non ho letto il libro nonostante mi sia preso l’impegno di farlo).
Cornetta, sax soprano, sax tenore, clarone, clarinetto, flauto basso, violoncello e piccole percussioni sono gli strumenti utilizzati per tessere la trama di queste due suite (una per lato nell’edizione in vinile).
Spicca la ripresa, in più tempi e in più forme, dell’ellingtoniana Mood Indigo (non so se il brano era insito al romanzo di Vian, ma credo di sì dato che lo è alla sua trasposizione cinematografica “Mood Indigo – La schiuma dei giorni” di Michel Gondry).
Nell’insieme capto un’azione di smontaggio e rimontaggio che mi fa pensare all’Art Ensemble Of Chicago pre Don Moye, seppure quella che loro definivano come Great Black Music possa qui essere definita semplicemente come Great Music.
Faccio un paragone che, seppur possa sembrare stupido, mi sembra molto esplicativo. Pensate a uno stagno sulla cui superficie galleggiano muovendosi piccoli oggetti di forma, dimensioni, provenienza, natura e colore diversi. Se concentrate lo sguardo in un punto vedrete questi oggetti passare, abbinarsi e scindersi in continuazione. Percepirete così brandelli di Ellington e Stravinsky, scampoli di Messiaen e Red Allen scorrere accanto ad altri dei quali, pur conoscendoli, avete perso memoria e ad altri che non conoscete affatto, in un carosello di suoni che, al pari delle sirene di Ulisse, offrirà un incantevole e irresistibile richiamo.
Questo disco e questa recensione più che un tributo rappresentano un dovere. Altrettanto dovrebbe essere per voi che leggete.
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