`In Otherness Oneself´ // `Soothe My Soul, Feed My Thought´

Autore disco:

Kaja Draksler

Etichetta:

Unsounds (NL) // Idyllic Noise (A)

Link:

www.unsounds.com/
idyllicnoise.com/
www.youtube.com/watch?v=8B0VjMwQDu0&t=2475s

Formato:

CD // LP

Anno di Pubblicazione:

2022

Titoli:

1) Away! 2) Downward & Inward 3) Prst, roka, laket 4) Pika 5) Tenis Stolowy 6) Stratonutki 7) Toward // 1) Vsi So Venci Vejli 2) Dusk, Mystery, Memory, Community I 3) Dusk, Mystery, Memory, Community II 4) Humans Vibrating 5) Soothe My Soul, Feed My Thought 6) Andromeda 7) Solitude

Durata:

40:18 // 46:02

Con:

Kaja Draksler, Laura Polence, Björk Níelsdóttir // Kaja Draksler

la Muhal della new wave of jazz

x mario biserni (no ©)

Questi due dischi, che vi ho già segnalato nel breve excursus sulle migliori realizzazioni del 2022, hanno come protagonista solitaria la pianista slovena Kaja Draksler. “In Otheress Oneself” è un concentrato di CULTURA, a iniziare dal titolo che fa riferimento alla poesia Aquoueh R-Oyo di Cecil Taylor (qui trovate un lungo articolo a proposito del Taylor poeta: Point Of Departure). La registrazione è avvenuta in uno spazio per concerti, lo Splendor di Amsterdam, probabilmente in assenza di pubblico (se un pubblico c’era nel disco comunque non appare). La realizzazione del CD ha coinvolto l’intero staff della Unsounds: Andy Moore si è occupato della registrazione e del missaggio, Yannis Kyriakides ha masterizzato il tutto e Isabelle Vigier ha disegnato la confezione (utilizzando un’immagine dell’artista polacca Weronika Gęsicka). Gianluca Elia s’è poi occupato della programmazione in quarto di tono del pianoforte. Di fronte a un così ampio ventaglio di forze utilizzato non possiamo non domandarci, con una certa apprensione, se ne è valsa davvero la pena. La risposta è sì perché, qualora non avesse prodotto o non producesse altro, con “In Otherness Oneself” la Draksel regala al mondo un piccolo gioiello. Il disco inizia con la voce cavernosa del poeta Robert Frost (1874 – 1963) che recita versi dalla raccolta “In The Clearing”, versi ripresi nel finale del brano dalle voci di Laura Polence e Björk Níelsdóttir (entrambe fanno parte anche del suo ottetto insieme ad altri pesi massimi come Ab Baars, George Dumitriu e Onno Govaert). In Tenis Stolowy è riproposto l’interesse della pianista per la parola, nell’occasione attraverso la voce dello scrittore polacco Witold Gombrowicz (1904 – 1969) che recita un suo testo da “Dzienniki”. Se pare indiscutibile la discendenza di Kaja Drakser dai maestri della new thing, Taylor in primis, è altrettanto evidente che ne trasforma il vigore e la rabbia in raffinatezza ed eleganza, tanto da apparire come una sorta di Muhal della new wave of jazz. Il titolo, attraverso la citazione della poesia di Taylor, sembra voler fare riferimento ai riti del voodoo, ma il suo jazz riflette anche altre frequentazioni della pianista, ad iniziare dalla tradizione folk est-europea, tradizione contenente elementi d’inquietudine altrettanto forti di quella afroamericana (basti pensare alla potenza delle escursioni nelle tradizioni popolari di Bartók e Stravinskij). La danza sui tasti del pianoforte disegna flash di melodia che vanno a incunearsi fra dissonanze, glissando e silenzi, ben rappresentando questa sua attitudine multi-enciclopedica.
Ancor più rappresentative del suo mondo paiono essere le emozionanti registrazioni effettuate al Festival Artacts che si tiene nella località austriaca Sankt Johann in Tirol. Kaja Draskler apre il concerto con la rielaborazione di un classico del folklore sloveno che gli è particolarmente caro, Vsi So Venci Vejli, e lo chiude, dopo cinque brani suoi, con Solitude di Duke Ellington. Quarantasei minuti di pura magia, in totale, nei quali la danza delle mani disegna in aria arabeschi, andando a scegliere con parsimonia e garbo i singoli suoni, e neppure quando questa danza si fa più frenetica, la seconda parte di Dusk, Mystery, Memory, Community, o più greve, Humans Vibrating, la pianista rinuncia alla sua trasparente eleganza per scivolare in un approccio più rabbioso. Kaja Draskler si pone all’estremo opposto delle scorribande, ben più aggressive ma altrettanto valide, messe in scena dall’austriaca Ingrid Schmoliner (anch’essa presente nel catalogo Idyllic Noise con il disco “Awon Ona” in duo con Hamid Drake). Molto bella ed elegante la busta che vede riprodotto un dipinto dell’artista surreale Bernard Embacher, anche architetto e musicista, che vive nella stessa Sankt Johann in Tirol.


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Data Recensione: 14/3/2024
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