`Run, The Darkness Will Come!´ // `Fetzen Fliegen´ // `Two Sides Of The Moon´
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Autore disco: |
Day & Taxi // Daniel Studer // Zimmerlin, Stoffner & Meier |
Etichetta: |
Percaso (CH) // Wide Ear (CH) // Wide Ear (CH) |
Link: |
www.percaso.ch www.wideearrecords.ch/ |
Formato: |
CD // CD + Video // 10” EP |
Anno di Pubblicazione: |
2022 |
Titoli: |
1) Run, The Darkness Will Come! 2) Am Angelhaken (To Stefan Schmidlin) 3) Casual Song (To Kip Hanrahan) 4) R.F. (To Robert Filliou) 5) Ego Killer 6) Infinite Sadness (To Jack Bruce) 7) Sea 8) Too Much Nothing 9) Door 10) Corinne (To Corinne Güdemann) 11) Godard’s Memory (To Jean-Luc Godard) 12) Sag Mir Mal… 13) Dunkeln 14) Kleine Gedanken 15) Ein Ort Und Alles (To Walter Zimmermann) 16) Abstract Love Or Different Tomorrows 17) Dieses Gedicht Erinnert Sich (To Ursina Schmidlin) 18) Abra Palavra (To Dominik Steiger) 19) Another F… Melody // 1) Fetzen Fliegen 1 2) Fetzen Fliegen 2 3) Fetzen Fliegen 3 4) Fetzen Fliegen 4 // 1) Face of the Moon: Mare Imbrium 2) Face of the Moon: Mare Vaporum 3) Far Side of the Moon: Mare Ingenii 4) Far Side of the Moon: Mare Moscoviense |
Durata: |
59:32 // 39:52 // 27:34 |
Con: |
Christoph Gallio, Silvan Jeger, Gerry Hemingway // Daniel Studer // Alfred Zimmerlin, Florian Stoffner, David Meier |
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day & Taxi e oltre |
x mario biserni (no ©) |
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Ogni nuovo disco dei Day & Taxi è uno scrigno pieno di sorprese. Sapere a chi vengono dedicati alcuni dei nuovi brani è già un motivo sufficiente al suo acquisto. Perché, e chi segue il gruppo svizzero da sempre ne è a conoscenza, alcuni dei brani vengono dedicati a vari artisti scelti attraverso una selezione ad ampio raggio (poeti, pittori, scultori, registi, musicisti, scrittori …). Sorprendente, nella fattispecie, la dedica all’indimenticabile Jack Bruce. Questa serie di dediche è rafforzata, in efficacia, dall’immagine di copertina che ad ogni nuova uscita vede scelto un artista diverso (in questo caso è riprodotta una pittura dell’ungherese Paul Takács). Spalmati fra i 19 brani ve ne sono poi 7 nei quali Silvan Jeger intona i versi di alcuni poeti. Ogni disco diventa così qualcosa di più rispetto al semplice contenitore di musica, ed è raffrontabile a una rivista d’arte se non, addirittura, a una piccola galleria che ad ogni pubblicazione rinnova la propria esposizione. Un grosso plauso va quindi a Gallio che è ben attento a presentare la propria musica ma pure a fare opera di promozione nei confronti di altri esponenti della comunità artistica.
Accanto a questo aspetto, che rappresenta una sorta di valore aggiunto, c’è indubbiamente la musica del trio meritevole di essere ascoltata. Non starò qui a menarvela che si tratta di una delle formazioni imprescindibili del jazz. I Day & Taxi non sono certo l’Albert Ayler o l’Ornette Coleman Trio, e neppure l’Anthony Braxton Quartet o la nuova Art Ensemble of Chicago. Cionondimeno la loro presenza rappresenta, dopo 10 dischi in studio più 2 dal vivo, un rifugio sicuro per chi è alla ricerca di buone vibrazioni. Cos’ha di diverso quello che, dopo “Out” del 2006, è il loro disco migliore? Innanzitutto, dopo un lustro e al secondo disco dacché è entrato nel gruppo, il grande Gerry Hemingway si è perfettamente integrato nel gruppo laddove in passato dava l’impressione del musicista ospite. Parallelamente il cenerentolo Silvan Jeger è cresciuto in maniera esponenziale e, sia al contrabbasso sia negli interventi vocali, ha ormai acquisito il rango di sangue blu. Gallio, in ultimo, si esibisce in alcuni passaggi più velenosi del solito, fornendo alle già notevoli armonie dei suoi sax un pizzico di sale in più. Anche il lettore più distratto dovrebbe, a questo punto, annotarsi il nome del trio svizzero. Lo stesso titolo del CD, altamente evocativo, possiede innegabilmente un’attrattiva irresistibile.
I Day & Taxi, oltreché come piccola galleria d’arte, possono essere considerati come una palestra al cui interno si sono esercitati numerosi musicisti elvetici: Lindsay L. Cooper, Dieter Ulrich, Dominique Girod, Daniel Studer, Marco Käppeli, Christian Weber, Silvan Jeger e David Meier sono passati da lì. Buona parte di loro s’è conquistato un posto privilegiato all’interno della musica improvvisata.
Di Studer e Meier s’è già scritto a più riprese, ma questi due dischi pubblicati su Wide Ear rappresentano un’occasione troppo ghiotta per non coglierla al volo.
Daniel Studer è ormai una leggenda del contrabbasso la cui arte è difficilmente racchiudibile in un contenitore privo di vita qual è un CD. “Fetzen Fliegen” è l’opera di un giocoliere alle prese con i suoi arnesi, di un amante davanti all’oggetto dei suoi desideri, di un chirurgo all’opera su un corpo da dissezionare. L’azione dello strumentista sullo strumento richiama alla mente tutto questo e altro. Il progetto nel suo insieme è comprensivo di altri aspetti difficilmente racchiudibili all’interno di un freddo disco di plastica. Il tutto, nelle esibizioni, prende infatti forma di installazione dove lo strumentista e lo strumento sono il centro di un meccanismo atto alla produzione e alla diffusione del suono. La prima fase viene ripresa fin nei particolari e proiettata nelle superfici dell’ambiente. Idem per la trasmissione dei suoni che vengono diffusi tramite una studiata microfonazione. Non essendo ancora disponibili strumenti per la trasposizione reale di suoni e immagini nel tempo e nello spazio si è cercato comunque di fare il possibile per ricreare lo spirito della performance attraverso un codice presente nella confezione del CD che permette il download sia di una versione video sia di una versione binaurale. A ulteriore compendio le note di Giancarlo e Ilaria Schiaffini aiutano non poco a penetrare in questa opera, estremamente complessa, fin nelle sue implicazioni più recondite.
Il batterista David Meier è oggi uno dei musicisti più attivi nell’ambito della libera improvvisazione. Figura chiave all’interno della Wide Ear, le sue collaborazioni coprono un ampio raggio e coinvolgono un vasto numero di musicisti. In questo trio, qui al secondo disco, è affiancato da due capisaldi della scena elvetica: il quasi coetaneo chitarrista Flo Stoffner e lo straordinario violoncellista Alfred Zimmerlin. In un’ennesima opera artistica che trae ispirazione dal nostro unico satellite, tanto più amato in quanto unico e rimasto illeso nelle nostre fantasie a dispetto dell’allunaggio americano, i tre trasformano metaforicamente in suono le pietre disseminate sulla superficie di quattro delle tante depressioni che movimentano le due facce lunari. È un’impro lunatica quella dei tre, che fa pensare ai mitici Klaxon Gueule di “Muets”. Volendo pinkfloydare potremmo intitolare il 10 pollici the avant sides of the moon.
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Data Recensione: 11/6/2024 |
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`Run, The Darkness Will Come!´ // `Fetzen Fliegen´ // `Two Sides Of The Moon´ |
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