“Arkinetics” vuol dire architettura cinetica, si riferisce cioè a edifici con parti mobili, e può voler rappresentare una musica dalle architetture ben definite e pure molto fluide.
Kurfirst è un batterista-percussionista di New York studioso ed esperto di ritmi afroasiatici.
Questi due elementi riescono a definire un quadro abbastanza definito ma non definitivo di questo disco. Serve un terzo punto per gettare delle coordinate ancor più precise, e tale punto può essere rappresentato dal jazz elettrico degli anni Settanta, e in particolare dalla musica dei Return To Forever (con qualche ombreggiatura dai quartetti coltraniani).
Con la differenza che “Arkinetics” è concepito come un tour de force del batterista, laddove nei RtF lo era del pianista, intorno al quale germogliamo le fioriture degli altri strumenti /essenzialmente tomba e altri fiati, chitarra basso e Fender Rhodes, ché la tabla serve da rafforzamento della batteria.
L’aspetto ciclico, si inizia con Peace In e si termina con Peace Out, e la voce campionata di Alan Watts, che compare in alcuni tratti, fanno il resto nel tratteggiare un disco segnato da un profondo misticismo di maniera.
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