La Zebra Street Band si presenta come ensemble di musica da strada. Una simil brass band, quindi, simil dacché è comprensiva di due sassofoni e due batterie, e non è affatto limitata a trombe e tromboni.
È un ensemble dai connotati internazionali, seppure faccia base ad Amsterdam è infatti composta da uno scozzese, un lituano, uno statunitense, un olandese e due italiani, e proprio il trombonista siculo Salvoandrea Lucifora sembra essere il leader del gruppo, dal momento che firma tutti i brani.
Nell’occhiello ho scritto «ritorno al passato» perché la formula brass band fa pensare a qualcosa di primitivo, nello specifico del jazz ai primordi di New Orleans, anche se in realtà il suono di “Shirwku” è tutt’altro che primitivo. Nelle note di copertina sta scritto di influenze che vengono «from Africa, South America, the Balkans, New Orleans, hip-hop, free jazz ..», e aggiungerei anche da ensemble di fiati come il World Saxophone Quartet; il tutto è riletto e miscelato con la creatività che tipicizza la capitale della new wave of jazz (proprio due esponenti di spicco della nwoj brillano nella Zebra Street Band: il sassofonista John Dikeman e il batterista Onno Govaert).
Seppure non particolarmente innovativo, “Shirwku” è in grado di fare la sua porca figura anche all’interno di un ambito fertile e ribollente qual è quello del jazz olandese.
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