`Sufjan Stevens presenta The Age of Adz a Ferrara Sotto Le Stelle 2011´

Autore disco:

Sufjan Stevens

Etichetta:

Teatro Comunale - Ferrara

Link:

www.teatrocomunaleferrara.it/

Formato:

Concerto

Anno di Pubblicazione:

24 - 05 - 2011

Titoli:

-

Durata:

-

Con:

-

tanta bella musica, completa, intensa, splendida

x Daniele Guasco (foto di Antonella Scordo)

Non è facile parlare di musica pop oggi, così come non è facile dire cosa sia realmente di nicchia.Sta di fatto che il primo concerto italiano di Sufjan Stevens non solo dà spunti su un possibile concetto di “evento musicale indipendente”, ne dà molti di più dal punto di vista del valore artistico della sua proposta musicale.
Il teatro comunale di Ferrara è esaurito in ogni ordine di posti ormai da parecchie settimane per questa serata che segna appunto il primo passaggio dell`artista americano nel nostro paese, una data che aspettavo da anni, da quando ascolto con passione ogni uscita discografica di questo moderno menestrello capace di partorire nella sua giovane età opere di per sè monumentali.
Eppure, nonostante l`evento, il pubblico italiano si rivela quello che è sempre stato, prima di tutto dal punto di vista degli orari. E lasciatemelo dire, ho provato una gran gioia per tutti coloro che arrivando in ritardo in teatro si sono persi la breve ma intensissima esibizione d`apertura di DM Stith.
Davanti a un teatro ancora mezzo vuoto infatti il newyorkese Stith si presenta in punta di piedi e con una malinconica timidezza propone un paio di brani tanto semplici quanto potenti. Non certo degli scalda-pubblico, ma bellissime ballate che dimostrano come questo artista si sia studiato approfonditamente i buoni vecchi dischi di Nick Drake.
Pur nella sua brevità , la sua esibizione è splendida, intensa, struggente, in totale contrasto con quello che accadrà dopo.
A questo punto mi sento di fare una piccola premessa. L`ultimo lavoro di Sufjan Stevens, “The age of Adz”,non mi era piaciuto nei pochissimi ascolti distratti che gli avevo dedicato. L`avevo trovato eccessivamente barocco, sintetico, lontano da quel perfetto misto tra minimalismo folk e arrangiamenti maestosi, ma sempre delicati nel loro perfetto connubio tra suoni e strumenti. Nel disco nuovo invece trovavo un eccesso di plastica sonora, una saturazione di suoni e immagini che mi risultava appunto indigesta. Ora più che mai però sono curioso di andare a risentire quel disco.
Il concerto di Stevens infatti è interamente centrato (a parte la maestosa apertura di "Seven swans") sul nuovo album e sull`ep “All delighted people” di poco anteriore come pubblicazione, ma l`effetto che ha avuto sul palco è stato ben diverso.
Lo stesso Stevens presenta prima se stesso come “il vostro intrattenimento della serata” e poi il concerto come “un`opera di pop cosmico”, e ha ragione su entrambe le cose.
Il suo concerto è un magnifico parco giochi, a volte sognante e onirico, altre furibondo e danzereccio. Più di due ore di musica senza pause, tra luci, balli, vestiti sgargianti, fluorescenze, scenari spaziali partoriti dalla mente di un folle che vive in una roulotte come il musicista stesso ci spiega, pazzie che in Italia finirebbero tra le lettere impubblicabili a Cronaca vera, ma che nella musica di Stevens danno vita a una visione poetica e disperata del proprio posto nell`universo.
Uno spettacolo, un circo sonoro, un`esperienza live che normalmente si può vivere giusto con gli insulsi carrozzoni del pop mainstream, ma che qui viene proposta come un divertimento per un pubblico più attento, facendolo divertire senza però rinunciare a una proposta musicale dietro alla quale è evidente la presenza di un lavoro musicale più che meticoloso.
Ancora più importante però è il livello d`intimità che Stevens riesce a creare non solo grazie alle lunghe spiegazioni delle canzoni, ma anche avvalendosi del suo atteggiamento, della sua presenza sul palco, del suo mettersi in gioco riuscendo a dare una personalità unica a un concerto in cui ha un ruolo così importante l`intrattenimento del pubblico e l`aspetto scenografico.
Stevens è un vero e proprio mattatore sul palco, anche nei bis, in cui dopo aver concesso la sempre struggente John Wayne Gacy jr., chiude il concerto con l`ormai classica Chicago lanciando enormi palloncini sul pubblico.
Si esce dal teatro sazi, contenti, allegri, ma in una maniera diversa rispetto a quella del bambino che esce dal circo, si è sentita anche tanta bella musica, completa, intensa, splendida.


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Data Recensione: 5/2/2012
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