“Le goût de néant” avrebbe dovuto intitolarsi `le goût des sons`, visto quello che i due musici riescono a cavar fuori da una strumentazione basata unicamente su due portatili e un guzheng (non sto qui a menarvela nuovamente sulle caratteristiche di questo strumento a corde originario della Cina). Ed è proprio il brano che titola il CD quello più ricco di variazioni e particolari, con suoni che a tratti ricordano un`ambientazione industriale, in altri momenti paiono provenire da un pianoforte manipolato direttamente nelle corde e in altri ancora da una slot machine. Ma non pensate unicamente ad un`accozzaglia di rumori, chè i due sanno dare viva voce ad affascinanti linee melodiche come derivate da strumenti a corde lunghe, a canne e/o a campane tibetane. La similitudine con strumenti a corde lunghe e a canne si ripropone anche nel trittico Sans mouvement, dai percorsi meno accidentati e dal respiro circolare, se pure soggetto a essere disturbato occasionalmente da rumori di vario tipo: come di pioggia battente o di Pau-de-chuva (II) o da rarefatti battiti nelle brumose atmosfere catacombali della köneriana III (che sembra quasi essere ricavata da risonanze di gong). Musiche cosmiche e spaziali stanno appena dietro l`angolo, ma l`utilizzo di materiali organici rende al suono quel calore che Floyd e Tangerine Dream non hanno mai avuto. Quasi un`ora di puro fascino allo stato brado.
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