Forse è stato un errore veder suonare i Mombu al Tagofest VII di quest`anno prima di prendere il loro CD, dato che è difficile non restare delusi dall`inevitabile distanza che si crea tra l`impatto devastante che i due hanno dal vivo e i suoni riportati sul disco. Complice forse delle registrazioni non eccellenti (ho il dubbio che il lavoro sia stato catturato in presa diretta, perdendo un po` in qualità sonora) o un mixaggio non eccezionale, le otto tracce appaiono distanti e meno incisive di quanto ci si potrebbe aspettare.
Detto questo, la musica ovviamente spacca, e la somma della parti (Neo + Zu) dà un risultato che per certi aspetti è più sintetico e minimale di quello delle band `originarie` e per altri invece aggiunge stratificazioni spostandosi verso nuove direzioni allontanano la prima impressione (che potrebbe far pensare a degli Zu senza lo straordinario basso di Pupillo). Mi riferisco in particolare al pezzo migliore del disco, quella Regla de Ocha che con i suoi ritmi misti di stampo africaneggiante potrebbe anche durare 90 minuti senza mai stufare. Forse è questa la direzione che i due dovrebbero percorrere per fare il salto che li distanzierebbe dall`essere `solo` tra i migliori musicisti jazz-hardocore-metal del momento, per i cui fan del genere questo disco è probabilmente comunque immancabile.
|