Con “Itsunomanika” Paolo Angeli sembra voler continuare quella revisione della propria storia iniziata con le precedenti esperienze di coppia. Dove con Antonello Salis ritrovava le comuni origini sarde e in Hamid Drake incontrava un esponente autentico della più pura tradizione afroamericana, eccolo oggi abbracciare quella che, come lui, è una (a)tipica agente di periferia, ma anche un soggetto in grado di rappresentare quella tradizione legata alla Recommended che per Angeli ha rappresentato da sempre un faro da seguire e al quale rivolgersi nei frangenti più tempestosi. E, ancora una volta, la scelta del pard con cui condividere il palco appare totalmente azzeccata. Quello che ne esce fuori è tutt`altro che un dialogo tra sordi... casomai si tratta di un dialogo fra ciechi, vista l`altissima sensibilità musicale dei non vedenti. Quello che si ascolta è un `pop` sghembo nella più pura tradizione in opposition, e l`apporto dell`ex After Dinner (sia al violino sia alla voce) riesce ad essere davvero complementare e speculare a quello del chitarrista di Palau. E` come avere due pezzi di un puzzle che incastrano alla perfezione a formare un`immagine nitida e definita, tanto che non c`è frattura alcuna fra le scritture dell`uno e dell`altro, o fra queste e quelle comuni, e neppure fra i brani creati per questo progetto e quelli preesistenti (Nita su tutti), complice la registrazione in presa diretta durante un concerto al Locomotiv di Bologna (da 1 a 11) che lascia scorrere i brani come un flusso continuo. I due non perdono la bussola neppure se la navigazione nei flutti dell`amplesso si fa più rischiosa, come quando un Angeli gigione risponde armstrongheggiando (Dialogo tra sordi / Bricciole in fuga) e improvvisandosi `samurai` (Perdita di tempo) alle smancerie giapponesoidi della Fukushima o quando in Nee Dear My Sister la `giga` volge decisamente verso la festa paesana. Per cui “Itsunomanika” è tutt`altro che una perdita di tempo. E il bello è che il duo offre il fianco a `pericolosi` aggiustamenti di tiro, come si può intuire dalla splendida performance data dai due al festival di Moers insieme al percussionista indiano Ganesh Anandan e alla trapezista Elena Zanzu (al link riportato sopra c`è il video). Il vuoto è a rendere ma il contenuto è pienamente da gustare.
Le stesse condizioni - registrazione in presa diretta e oculata scelta dei pard - si ripropongono nel disco della Piccola Orchestra Gagarin, un ensemble paneuropeo che Angeli condivide con il violoncellista russo (ma di origini ebree) Sasha Agranov e con il batterista catalano Oriol Roca. E` la prima volta, a parte qualche situazione occasionale, che ci è dato di vedere Angeli all`interno di un vero e proprio gruppo; e innanzi tutto è bene capire, visto il suo ruolo polivalente, come un trio per numero di gambe e braccia sia a tutti gli effetti un quartetto, dal momento che lo strumento da lui utilizzato permette di ricoprire allo stesso tempo sia un ruolo melodico sia un ruolo ritmico. All`interno di questa situazione è poi interessante seguire il confronto / scontro fra il violoncello di Agranov e la chitarra sarda che di fatto è utilizzata anche come un violoncello. Per cui la situazione che ne deriva è piuttosto intricata e complessa. I caratteri della musica mi paiono di tradizione tipicamente mediterranea (presente nei geni di tutti e tre i musicisti), seppur rivista amorevolmente in chiave jazz, sia per quanto concerne i suoni sia per quanto concerne le melodie, e in tal senso riveste un particolare ruolo trainante la versione di un classicone della tradizione sarda qual è La corsicana (Corsicanskaya) che Angeli canta con quella passionalità messa in campo ogni qualvolta si cimenta con il folclore della sua terra. Ma la centralità attorno alla quale ruota il disco, come una navicella spaziale intorno alla terra, è di tipo più concettuale, e per afferrarla basta semplicemente osservare come sono vestiti i musicisti nelle immagini di copertina, o il nome stesso del gruppo e una scaletta che inizia con Rampa di lancio, prosegue con la storica espressione поехали (pojechali, cioè siamo partiti), con Keдp in orbit (il `cedro` in orbita), con un Rave nell`anello di Saturno e si appresta a terminare presso la nota località russa Takhtarova... e può essere che non sia riuscito a cogliere tutti i riferimenti. I più riottosi alla comprensione, ma non credo ce ne siano, vadano poi a vedere cosa accadde 50 anni fa (12 Aprile 1961) e avranno tutto chiaro.
Due bei progetti che narrano pure di integrazione e di contaminazione, sia fra musicisti di cultura e origini diverse sia fra la chitarra trattata di Angeli e strumentazioni di impostazione più tradizionale. In conclusione i due dischi si completano a vicenda e gli estimatori del nostro caro Angeli non possono farseli sfuggire. Ma, indubbiamente, sono in ballo anche di interesse anche per coloro che fino ad oggi hanno snobbato il suo lavoro.
|