Questa notevole collaborazione è sicuramente, andando a spulciare fra i CD che attualmente frequentano il mio lettore, una delle cose con il passo più lungo.
Dovreste conoscere già i protagonisti, e non ve la tiro per le lunghe a presentarli di nuovo, e tale conoscenza dovrebbe già insinuare nei vostri pensieri l`idea di una collaborazione poco definibile. O bene bene... o male male.... Fortunatamente ci avviciniamo al bene bene, anche se forse non c`è stato il massimo sforzo in fatto di amalgama.
Il primo brano, con i suoi suoni brevi, granulosi e organici, rimanda infatti alla produzione di Jerman (come solista e/o con l`Animist Orchestra). Si tratta di pura improvvisazione elettroacustica, di quella creata attraverso l`utilizzo di oggettistica (domestica?) varia, e pur nella sua prevedibilità finisce con il conquistare per le sue spiccate virtù poetiche.
Il terzo brano, di appartenenza più `strumentale`, sembra riflettere invece il mood di Greg Davis. I suoni sono più dilatati, fra risonanze e nebbie para-ambient, con sottofondi riferibili a piccole percussioni (reali o adattate a tale ruolo), e comunque il tutto rimane in punta di lingua, più non detto che detto.
Più coriaceo ed esagitato è invece il brano di mezzo, che rappresenta l`autentica sorpresa del CD. Una malcelata disposizione al caos getta la sua ombra nei suoi venti minuti, come una folata di vento (o la presenza di uno spiritello dispettoso) che gioca imbizzarrita fra vecchi stipiti malfermi, cardini arrugginiti, cunicoli polverosi, arnesi dall`equilibrio instabile, catenacci pencolanti e lamiere in disuso. Veramente impagabile.
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