
Il dato più sorprendente, trattando di violoncello e di presente, lo fornisce l'ambito sociologico-musicale. Se infatti negli ultimi anni lo strumento ha visto la propria piena affermazione nella quasi totalità dei generi esistenti - dal metal al jazz, dall'etno-world all'ambient - a tutt`oggi non vi è comunque modo di avvicinarlo se non attraverso la classica: a differenza del violino, del trombone o delle percussioni, un corso di violoncello non lo si può trovare se non in una scuola di musica ad indirizzo classico.
Questo, da un lato, perchè l'emancipazione del violoncello rispetto all'accademia è un fenomeno piuttosto recente ma anche, dall'altro lato, perchè il legame dello strumento con il mondo classico è stato solidamente esclusivo per almeno quattro secoli.
Sviluppatosi attorno al 1600 come evoluzione in tessitura tenorile della viola da braccio, il violoncello ha in poco tempo assunto un ruolo fondamentale nei gruppi (o orchestre) di archi adempiendo alla funzione di basso continuo, cioè l'elemento armonico/strutturale che in epoca barocca stava alla base di ogni composizione.
Quello del basso continuo era un ruolo sostanzialmente comprimario, non solistico nel senso di esibizione di virtuosismo, anche se ben presto - e Vivaldi fu tra i primi - i compositori iniziarono ad affidare al violoncello ruoli di prima importanza, con sonate e concerti ad esso dedicati. Tale assiduo interessamento da parte dei compositori ha fatto sì che, nell`intera storia della musica classica eurocolta, al violoncello venisse dedicato un repertorio (solistico, cameristico ed orchestrale) per dimensioni ed importanza minore solo a quello di pianoforte e violino.
Nella famiglia degli archi il violoncello, secondo una scala gerarchica delle altezze che va dall`alto verso il basso, occupa il terzo posto. Prima di lui ci sono violino e viola (strumenti con cui condivide la discendenza dalle antiche viole da braccio e molte analogie a livello strutturale/costruttivo) e dopo di lui c`è il contrabbasso, strumento invece derivato dalle viole da gamba (differenza che è visibile per la dimensione assai minore della parte superiore dello strumento rispetto agli altri archi, ed udibile per l`accordatura a quarte e non a quinte).
L`accordatura del violoncello è quindi, partendo dal basso, do (C) - sol (G) - re (d) - la (a). La viola è invece accordata un`ottava più in alto mentre il violino una dodicesima.
Nella stragrande maggioranza dei casi la tecnica utilizzata per suonare il violoncello è quella per cui si strofina un archetto fatto di legno e di crini di cavallo sulle corde. In partitura questa modalità non viene generalmente annotata perchè è quella principale; provenendo però da altre modalità la si introduce con la scritta arco. L`altra tecnica che ricorre abbastanza spesso è quella del pizzicato, pizz.
A partire dall`inizio del Novecento, e soprattutto dopo gli anni Cinquanta, i compositori hanno iniziato ad esigere ulteriori modalità di emissione di suono, come ad esempio col legno (le corde vengono battute con il legno dell`archetto), flautando (l`archetto viene strofinato senza pressione in modo da produrre suoni eterei), sul ponte (l`archetto viene strofinato sulle corde vicinissimo al ponticello, producendo dei suoni armonici molto alti e stridenti) e molte altre ancora.
La peculiarità della tecnica arco è quella di poter dare continuità all`emissione sonora (altrove si parlerebbe di “sustain”), e questa possibilità di un “suono eterno” è uno degli elementi che hanno reso estremamente interessanti per i compositori il violoncello e gli archi in genere. Da essa è anche derivato un utilizzo primariamente melodico e dinamico dello strumento.
Dal punto di vista armonico il violoncello oppone invece diversi limiti. La simultaneità di suoni è infatti limitata a due, derivante dallo strofinio di due corde attigue. Con il pizzicato si possono raggiungere, peraltro non agilmente, le quattro note simultanee e con tecniche particolari dell`arco (l`arpeggiato) si può pure fingere una simile capacità . La sostanza è però quella per cui, a differenza di pianoforte e chitarra, lo sviluppo dell`armonia negli archi è più un lavoro in absentia, un lavoro di immaginazione, che non di immediata disponibilità dell`intera gamma di accordi.
L`uscita del violoncello dall`orbita classica, si è scritto, è affare relativamente recente: limitato alla seconda metà del secolo scorso e propiziato da un lato da contrabbassisti jazz in cerca dell`esotico, dall`altro da arrangiatori pop-rock che hanno voluto dare il “profumo d`archi” senza ricorrere al solito quartetto o alla solita orchestrina.
Ad aver giovato agli utilizzi non-classici, sperimentali e/o arditi dello strumento sono stati essenzialmente due fattori: l`elettrificazione dello stesso (fatta quasi esclusivamente da liutai-artigiani che inventano di volta in volta strani violoncelli elettrici, con più corde e meno cassa armonica) e la già citata non-esistenza di un codice d`azione al di fuori della musica classica: ogni violoncellista che ha fatto “altro” ha dovuto inventarsi da sè il modo per farlo.
E ci piace credere che è anche per questa sorta di anarchia d`uso che l`unico strumento non-rock nel più importante disco rock degli anni Novanta (“Nevermind” dei Nirvana) sia stato proprio il violoncello.

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