 Una delle ultime volte che mi è capitato di vedere Andy Moor gli ho chiesto notizie dei Kletka Red. Mi ha risposto che si erano praticamente sciolti per mancanza di ingaggi. Avendo assistito a una delle loro notevoli performance mi sono posto il quesito del perchè non avessero attecchito, neppure nel circuito indipendente, pur esibendo una compagine composta da musicisti di un certo richiamo (almeno in quell`ambito al quale mi sto riferendo).
La loro era infatti un'autentica internazionale del contropotere, con Leonid Soybelman - nato nell'Unione Sovietica, oggi Moldavia, e poi leader degli estoni Ne Zhdali; Andy Moor - scozzese già con Dog Faced Hermans e The Ex; e Tony Buck - australiano, già nei giapponesi Ground Zero e nei Peril.
Nel primo CD, in quattro dei dodici brani, compariva anche il contrabbassista canadese Joe Wiliamson che poi, nel secondo disco, risulterà a pieno titolo parte integrante del gruppo.
Probabilmente è stata proprio questa dislocazione geografica dispersiva, nonostante una generica scelta della città di Berlino quale campo base, a creare una prima serie di problemi per lo svolgimento di un`attività incalzante e continuativa.
In secondo luogo la scelta del marchio sul quale pubblicare il disco d'esordio non è stata eccessivamente appropriata e può essere risultata fuorviante.
"Hijacking", del 1996, uscì infatti nella collana Radical Jewish Culture dell'etichetta Tzadik diretta da John Zorn. Il catalogo della collana, che era incentrato su musiche tradizionali e/o jazz di chiara origine klezmer, era chiaramente indirizzato a una precisa tipologia di pubblico, e i Kletka Red avevano in realtà poco a che fare con quel catalogo, a esclusione dell'origine ebraica di Soybelman e della ripresa di alcune canzoni derivate dal multiforme patrimonio folklorico dell'est europeo. Il consenso alla loro musica doveva viceversa essere ricercato in quella fascia di pubblico legata alle fazioni diy (do it yourself) del punk, del post punk e del noise.
L'interpretazione che davano della tradizione non era infatti ortodossa e si poneva in quel solco free-rock tracciato da teppisti sonori tipo Captain Beefheart e Pere Ubu, per affiancarsi a maestri della dissonanza, a loro quasi contemporanei, qual`erano The Ex, The Fall e Minutemen, e con una forte tendenza alla destrutturazione d`impostazione tipicamente free jazz. Ancora più scatafasciosi, rispetto a quelli ripresi dalla tradizione, erano poi i brani di loro composizione (anche se il rapporto era di 9 su 12 in favore dei primi).
Gli elementi tipicizzanti della loro musica stavano nella voce espressiva di Soybelman, che ricordava vagamente quella di Enzo Jannacci, nei suoi tocchi hendrixiani sulla chitarra e nella libertà esecutiva di Tony Buck, libertà che lo slegava spesso da qualsiasi concetto di accompagnamento ritmico. Rispetto a Hendrix va detto che Soybelman ne rappresentava comunque l`aspetto più sobrio, meno pittorico e meno pittoresco (a differenza, ad esempio, di un Prince che ne ritraeva l`aspetto più glamour), e anche quest'assenza di sex appeal può aver giocato a loro sfavore.
Ben quattro anni (troppi, in un mondo che andava scorrendo sempre più veloce) separarono “Hijacking” dal suo successore, “Hybrid”, pubblicato nel 2000 su Explain: per il mercato americano e su Red Note per quello europeo.
I cambiamenti erano evidenti: i brani cantati passarono da 4 su 12 a 7 su 9 e la ripresa di brani tradizionali si limitava ai soli Kosiak Lubvie e Pardon, grand merci (che però traevano origine dal Rembetiko greco, dando così un po` il là alla riscoperta di questo stile musicale che vedrà poi proprio in Andy Moor uno dei maggiori artefici).
In “Hybrid” c`era meno follia, più moderazione se preferite questa espressione, e l`impostazione era di conseguenza maggiormente orientata in senso rock. L`anno 2000 rappresentò però un punto di svolta: sempre meno spazio era riservato ai gruppi d`impostazione tradizionale e sempre più consensi riscuotevano i vari progetti di orintamento elettronico (attraverso generi musicali come hip hop, trip hop, drum and bass, techno, dubstep ...).
L`attenzione del pubblico e della stampa era ormai rivolta altrove e “Hybrid” rappresentò per i Kletka Red il canto del cigno.
DISCOGRAFIA:
• "Hijacking" (CD) - Tzadik 1996
• "Hybrid" (CD) - Explain: / Red Note 2000
|