Fra i dischi di elettronica che abbiamo recensito di recente questo è certamente il più indicato a rappresentare al meglio il dopo Aphex. Non è un caso se Dal Monte (noto anche come La Jovenc) una decina d`anni orsono ha vinto il Premio Avanguardia Italiana al MEI e il LiveIxem, e se inoltre si è esibito o ha presentato propri lavori in buona parte del globo. Non consideratelo quindi un pivello alle sue prime armi dacchè è in esercizio fin dagli anni Ottanta, e il fatto che siamo abituati a misurare l`attività di un musicista in base ai dischi pubblicati è solo una nostra/vostra distorsione mentale, ma forse è il momento di darsi una mossa perchè dietro al lavoro di un qualsiasi Dal Monte ci sono oggi numerosi risvolti (molto al di là del dualismo disco-concerti a cui ci hanno abituato gli stereotipi della musica pop nell`epoca dell`industria discografica).
Credo di poter dividere i 7 brani di questo CD in due tipologie essenziali: da una parte i materiali più tribali, ritmici e post-industrial e dall`altra quelli con precisi riferimenti neoclassici, il tutto seguendo anche gli sprazzi di luce che Dal Monte ha catturato in forma di campioni dalle musiche di Kaffe Matthews, Tristan Honsinger, Musorgskij e Marlene Dietrich, nomi che rendono bene l`idea guida del musicista, una progettualità che lo porta ad attingere dalla tradizione classica come dalla musica improvvisata e dalla moderna musica elettronica come dalla musica leggera (alla maniera di un John Wall).
Il suo è un suono che rende spesso l`idea di meccanismi semi-inceppati dalla ruggine, e nella struttura dei brani appare evidente la continua ricerca di un proprio vocabolario. Non è un caso se i titoli meno interessanti, seppur musicalmente riuscitissimi, sono quelli che prendono più alla lettera gli schemi della scuola WARP (Tremor 1 e 2). Il resto è oro, magari grezzo e non puro, ma comunque prezioso in grado di brillare. Lo è il post-industrial di Cafe Richmond, lo sono le derive neo-classiche di Waves That Never Will Be Heard, From The Cage e Shadows That Never Will Be Seen e lo è l`hip hop futurista di Let`s Go Minimal (brano scritto in polemica con le secche del minimalismo contemporaneo), tutti elementi base al cui interno il razzolare di Dal Monte crea comunque quello scompiglio e quell`indisciplina necessari ad ogni tipo di movimento.
“Visible Music For Unheard Visions” è un disco disegnato a tinte forti, materialmente e/o emotivamente, e prima dell`ascolto è bene munirsi d`orecchie d'acciaio.
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