Se lo stronzo che sta scrivendo vi dicesse che il portoghese Filipe Dias De, bel nome, e l`italianissimo Bob Meanza si sono incontrati, saltereste alla conclusione quasi ovvia che l`incontro è avvenuto in Catalunya, circa a metà strada. Errore madornale, mai fidarsi dell`ovvio, neppure il nizzardo Garibaldi e il savoiardo Vittorio Emanuele II (in realtà nato a Torino) si incontrarono a metà strada, cioè a Ventimiglia, bensì a Teano (più o meno fra Cassino e Caserta). Lì non vennero scambiate mozzarelle con pulenda, bensì si (ri)fece l`Italia; così oggi che s`ha da (ri)fare l`Europa l`incontro non può avvenire che a Berlino. Un`Italia e un`Europa, ben inteso, ben diverse da quelle immaginate dai padri sognatori. Lo stronzo che sta scrivendo ha però mischiato le carte ben bene creando confusione nelle vostre testoline, perchè quello fra Filipe Dias De e Bob Meanza è un incontro avvenuto a distanza, non geografica ma temporale, e quindi senza strette di mano.
Il portoghese è un po` il Garibaldi della situazione, eroe dei due mondi che ha riportato dal suo soggiorno in Asia la conoscenza di strumenti musicali come il sitar, vari componenti del gamelan e di uno xylophono balinese (lo so che Garibaldi se ne andò a gironzolare in America Latina ma la licenza poetica dove la mettiamo).
E` appunto con il sitar che De ha creato la materia prima di “OU”.
La manipolazione elettronica di Meanza, alla maniera di quando avvenne da parte del savoiardo, è stata poi ben pesante, tanto che raramente è possibile individuare le sonorità tipiche del classico strumento indiano. Quindi ad avere il sopravvento non sono quegli esotismi di maniera, che tanto affascinano il pubblico dei newagers, bensì futuriste tradizioni dette techno, ambient, elettro-elettronica e finanche industrial.
“OU” è un CD la cui sostanza contraddice l`umiltà di una confezione più povera di dieci nullatenenti. Difformemente da quell`Italia voluta a Teano, tutta immagine e poca sostanza.
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