Ieri sera sono andata a vedere l`ultimo film di Quentin Tarantino, “The Hateful Eight”, che si svolge interamente all`interno della carrozza di una diligenza e all`interno di un emporio, mentre all`esterno infuria una tempesta di neve. E` il freddo inverno dello Wyoming. L`interno dell`emporio, nonostante la tragedia che vi si sta svolgendo e nonostante i numerosi spifferi che aleggiano fra le assi delle pareti, appare come un ambiente sicuro. Sicuro rispetto alla furia degli elementi. All`interno dell`emporio, nonostante la cappa di morte che vi spira, non ci sono forse una chitarra e un pianoforte, un fuoco e una stufa accesi, una scacchiera con i suoi pezzi, il caffè, il cognac e lo stufato. Tutti segni di civiltà , e il falso boia si diletta comunque a spiegare che la differenza fra un`esecuzione legale e un`esecuzione sommaria sta nel fatto che nella prima manca il coinvolgimento passionale, al boia non interessa chi è e cosa ha fatto l`impiccato. Alla furia degli elementi non interessa sapere chi sono i rifugiati all`interno dell`emporio e neppure quali sono le passioni che li spingono ad agire. Anche l`interno della carrozza appare addirittura come un ambiente sicuro e rassicurante rispetto a quanto sta accadendo fuori. E` così che la scena più inquietante non sta nelle sparatorie, nelle braccia mozzate, nel sangue vomitato a fiotti, nell`impiccagione ... la scena più inquietante sta nel racconto fatto dal cacciatore di taglie al generale, quando nel flashback si vede il figlio di quest`ultimo nudo nella neve e disposto a tutto, proprio a tutto, pur di avere una coperta.
Cosa c`entra tutto questo con “Nox Lux” di Giona Vinti? Non lo so neppure io ....
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