Messi a riposo gli Zero Centigrade, spero solo temporaneamente, Vincenzo De Luce intreccia le corde della sua chitarra con quelle di Matteo Tranchesi. I due ci trasportano nei meandri di una Napoli assolata, desertosa e in pieno regime di siesta, e dopo 35 minuti del loro vagabondare, non solo l`assenza di Tonino Taiuti, ma pure le immagini di una città caotica e violenta trasmesse dai media, finiscono con l`essere dimenticate.
Quello che si ascolta in “Wander” è un folk strumentale acustico e soft ma, come nel caso della macchina burroughsiana, non è affatto privo di mordente.
Poco altro da dire se non che accanto, o meglio al di sotto, della Napoli caciarona dei Bennato, della De Sio, del compianto Pino Daniele e degli Alma Megretta, comunque apprezzabili, esiste anche una Napoli più sommersa, silenziosa e meditabonda.
Una Napoli che, al pari del Vesuvio, pare che dorma mentre in realtà è viva e vegeta oltrechè estremamente attiva.
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