Elisabeth Flunger è nata a Bolzano, ma ha vissuto parte della sua vita in Austria e Lussemburgo, mentre Stefan Scheib è di nazionalità tedesca. La prima percuote qualsiasi tipo di oggetto lo permetta, in tal senso un`occhiata alla home page del suo sito (dalla configurazione interattiva) è caldamente consigliata, il secondo concentra la sua azione su un contrabbasso, seppure non sempre si avvalga di tecniche ortodosse.
Voce del corpo e voce dell`anima.
Il risultato è semplicemente esplosivo, benchè il disco non raccolga tutte le potenzialità espresse dalle performance (per le quali ci sono comunque vari filmati su you tube). L`impressione è la stessa dei duetti fra Misha Mengelberg e Han Bennink: da una parte il costruttore (Scheib) e dall`altra il sabotatore (Flunger). Le soluzioni del primo vengono scombinate da un drumming catastrofico, che fa proprie le teorie dell`errore, degli oggetti che sfuggono, scivolano, cadono e mal rispondono alle sollecitazioni. Da una parte una compostezza, magari non proprio accademica, e dall`altra la sfrenata fantasia che sta dietro ai giochi di un bambino, e va detto che quest`ultima riesce in definitiva a coinvolgere e a trascinare anche l`altra parte. Così come l`ascoltatore che, veroddio, resta letteralmente inchiodato alla poltrona.
Aria e fiato, invece, per l`austriaca Susanna Gartmayer, che si racconta attraverso un dischetto di solo clarinetto basso (ma in un brano suona il clarinetto contralto e in altri due fa risuonare lo strumento nella cassa armonica di un pianoforte).
`Topografia dei polmoni`.
Sono sempre stato affascinato dal timbro greve, ma allo stesso tempo morbido e pastoso, del clarinetto basso, fin da quando giunse per la prima volta alle mie orecchie veicolato da Booker`s Waltz di Eric Dolphy; è quindi evidente che questo lavoro giunge oltremodo gradito, tanto più che non esistono molti dischi che ne offrono il suono in solitudine, allo stato puro, senza nessun tipo d'inquinqmento. Della Gartmayer, che se ben ricordate avevamo incontrato anche nelle fila della Vegetable Orchestra, vanno apprezzate sia la tecnica sia l`approccio fantasioso, che in più d`un momento fanno pensare a John Butcher. Aria, s`è detto, ma anche scorribande delle dita sui tasti, per piccole perle che raccolgono la voce del corpo come quella dell`anima.
In concreto due dischetti che i fan dell`improvvisazione radicale farebbero bene a far propri, ma che consiglierei non di meno anche agli altri lettori.
Lo so che solitamente ascoltate solo grunge, noise, indie rock, pop-tronica, ambient e folk-a-b-bestia ma, benedetto iddio, fatelo una buona volta quest`ulteriore passo. Questa è l'occasione buona.
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