Difficilmente un gruppo che impressiona al Tago fest poi delude quando arriva alla prova del disco d`esordio. Gli Heroin in Tahiti, romani de roma est e membri della Borgata boredom, hanno proposto al festival estivo di Marina di Massa dell`anno scorso l`esibizione che più mi ha convinto e conquistato, e il loro Lp d`esordio “Death surf” conferma totalmente le ottime impressioni estive.
Le canzoni del disco suonano come un frontale tra gli Spacemen 3 di “Playing with fire” e le atmosfere dei migliori space-rocker moderni, tipo Expo `70, uno scontro tra chitarre e droni che si mescolano in maniera meravigliosa, e i passanti non possono che ammirare a bocca aperta l`affascinante incanto di questo incidente.
Ascoltare “Death surf” è come stendersi su una spiaggia lunare e osservare con il sole negli occhi la fine del mondo che procede a ritmi lenti e ossessivi, tra sonorità che ben ripropongono stili morriconiani e la psichedelia più lisergica. Si vive così un`estasi tossica per niente rassicurante, un`ossessione in cui perdersi è un piacere ai bordi del mare della tranquillità .
In questo disco c`è tutto questo: un bellissimo incubo in un`ambientazione da sogno, il tutto da vivere a orecchie ben aperte per gustare ogni nota di questa fantastica e struggente psichedelia. “Death surf” è un album che vi manda in pappa il cervello per davvero, anche senza dovervi portare dietro chissà quale carico di droghe pesanti, e tutto ciò è bellissimo.
Ecco a voi il primo grande disco italiano (e non solo) del 2012.
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