Reibungen significa attriti. E Studer vuole forse definire in tal modo il suo rapporto con il suo strumento, il contrabbasso, un rapporto che non vuol essere di utilizzo (composizione e improvvisazione) ma di dialogo, e il dialogo non è quasi mai affare consensuale, nel qual caso converrebbe tacere, ma materia di contrasti. Facile a dirsi ma, forse, difficile a intendersi. Fatto sta che gli undici brani di “Reibungen” non si differenziano tanto per la struttura o per le linee melodiche quanto per le tecniche esecutive utilizzate, approcci che spostano i termini del dialogo rendendo i contrasti variegati e policromi. Così il contrabbasso, strumento di per se piuttosto povero, si arricchisce a dismisura e la tela 8il pentagramma) si imbratta di affreschi che vanno dal Pollock al Rothko, passando magari per il Picasso di “Guernica”. Il tutto senza trucco e senza inganno, nel senso che non ci sono trattamenti, ad esclusione di qualche registrazione multitraccia, se non in Ramificazioni che è stato trattato elettronicamente al Elektonisches Studio di Basilea. La velatura è quella di confine fra impro di tradizione afroamericana e contemporanea, la stessa tramandataci da Fernando Grillo e che ha oggi un suo rappresentante ben conosciuto dai nostri lettori in Stefano Scodanibbio. Il CD, in conclusione, si inserisce fra quelle che in ambito di solo contrabbasso possono essere considerate le opere fondamentali.
Diverso il discorso per il disco in quartetto che, già nella formula sax-pianoforte-basso-batteria, rimanda alla tradizione afroamericana dell`hard bop, poi sfumata nella new thing. Appare fondamentale, in questo spostamento d`asse, la presenza del pianista newyorchese Michael Jefry Stevens o le timbriche del sassofonista Jürg Solothurnmann che rimandano a Coleman (all`alto) e Coltrane (al soprano). E, mi sembra di intuire, il gruppo macina soprattutto ruotando attorno alla creatività del pianista, al tempo stesso perno che dà impulso motorio al meccanismo e resina che va a tappare ogni interstizio. Le registrazioni risalgono al 2007 e sono avvenute durante un concerto al Moods Jazz Club di Zurigo. Un buon documento sull`attività di questo ensemble (“Moving Stills”, il loro precedente CD è targato Unit Records ed è datato 2008), che però si adagia troppo su modelli preesistenti e più che abusati. Solo per i fan immarcescibili del primo free-iazz.
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