«Comprateli pure, ma non dovete sperare di trovarvi fra le mani il primo Velvet Underground e la banana sbucciabile di Andy Warhol».
Così scrivevo recensendo i precedenti lavori di questa triade ... e, zac, ecco che insieme alla nuova lozione di promozionali arriva anche una copia del summenzionato VU & Nico (peccato che abbia già quel disco in numerose salse). Puoi immaginarti la sorpresa, perchè ciò vuol dire che questi signori leggono stoicamente le nostre recensioni. E io che credevo di passare inosservato. D`ora in avanti dovremo essere più professionali.
“Witch” è un disco settantino dalle tinte gotiche, seppure non troppo oscure, nel quale la figura della strega viene affrontata in due temi, Rise e Fall, entrambi divisi in quattro parti, che scorrono però come un pezzo unico. L`ariosa apertura iniziale, sul tipo dei primi King Crimson ma priva della patina romantica insita al gruppo guidato da Fripp, Lake & Giles, sfocia in un rincorrersi di suoni spaziali. Un cinguettio di sottofondo e una chitarra arpeggiata preludono poi a esplosioni elettriche sostanzialmente blacksabbathiane, inframmezzate da bordoni di suoni striduli e da una sezione molto bluesy. Il finale apre di nuovo a sequenze di tipo crimsoniano. The Sunshine Underground sono un signor nessuno dietro al quale si nasconde l`arguzia di Ulisse.
I Mesopotamiah rompono la congiura del silenzio, tipica della Tepoj Majinarte, e nell`occasione riportano nella confezione i nomi dei musicisti (che però sono improbabili pseudonimi beefheartiani). Il loro lavoro fa riferimento alla mitologia biblica del vitello d`oro. Chitarre elettriche e tastiere singhiozzati, con una voce filtrata (al vocoder o altro) che fa molto Kraftwerk, e con sonorità che rimandano al progressive o alla kosmische musik, il tutto però molto velocizzato e/o punkizzato. Fanno eccezione Hold On (The Golden Calf Will Come) e The Only Way. Nel primo titolo su un motivo del pianoforte (mi ricorda qualcosa che conosco seppure non riesca a mettere a fuoco cosa) si sviluppa un bel tema da film. The Only Way è una specie di montaggio surreal-schizofrenico nel quale si susseguono grind, valzer, kosmische-grunge, reggae e metal.
La stanza degli specchi, dopo “Il formicaio”, si dedica al vespaio. Il brano è diviso in due parti, Costruzione e Collasso, e mentre la prima suona come i Pink Floyd in preda a una febbre industrial, Collasso è puro noise-elettronico (roba alla Merzbow, tanto per intendersi). Aspettiamo con ansia la prossima uscita per capire se intendono esplorare ancora la socialità degli insetti, magari con il termitaio, o se decideranno di passare a una specie superiore (il pollaio, il nido d`aquila). Per il momento quanto ci hanno trasmesso è più che sufficiente.
Comprate pure questi dischi, ma non dovete sperare di trovarvi fra le mani il “Black Album” di Prince (eh ... eh ... questo non ce l`ho).
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