«Nelle sue 11 tracce più la bonus track il disco riassume tutto ciò che rappresenta la vita: amore, odio, alti, bassi, gioia e dolore», così sta scritto nei comunicati stampa che accompagnano il terzo disco dei nirvaneschi Redeem, e così sta pedissequamente scritto in numerose recensioni che ho letto in rete. Resto letteralmente basito di fronte a tanta mancanza d`amor proprio!
Nirvaneschi, ho scritto, ma rispetto al gruppo di Cobain, ricordato anche dall`idea di inserire il violoncello in un pezzo, il suono è meno sporco e più melodico. Tanto che par di sentire echi di U2 e James. La tensione post punk è comunque mitigata da svisate e suoni tipicamente settantini.
I Redeem provengono dalla Svizzera Italiana e hanno una formula triangolare chitarra-basso-batteria, con un moderato utilizzo di tastiere e synth. I testi delle canzoni sono in inglese, ad esclusione de La Luna che è in italiano, e l`ultima di esse, una ballata acustica accompagnata col pianoforte, è inserita come bonustrack (giustamente, dal momento che è già parte portante della scaletta in versione elettrica).
Nell`insieme piuttosto dozzinali.
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