Per prima cosa gettate un occhio alla bella confezione. L`autore, barba massiccia e chitarra in mano, suona la sua serenata seduto su un masso che, a ben vedere, non è un masso ma una specie di mostruosità rosa ... Intorno a lui foreste, prati e montagne, sullo sfondo il mare con relativo faro e, a completare il `quadro`, una lepre, uno scheletro che corre (il cane Gracie?), un occhio con le ali (Dio?) e, ai margini del bosco, un`inquietante donzella.
Si tratta di un`immagine che può evocare il mondo fantastico di “Alice nel paese delle meraviglie” cosiccome un paesaggio nel nord della west coast americana (magari dell`Oregon).
Il folk singer boschivo che si cela dietro tutto ciò, e dietro la sigla Jester At Work, è in realtà il pescarese Antonio Vitale (in passato nei Warm Morning 616). “A Beat Of A Sad Heart”, un mini CD la cui durata si aggira intorno ai 20 minuti, è un disco piuttosto vario che può interessare a un pubblico ben più ampio di quello accalappiabile dalla splendida copertina (il disegno è opera di Andrea Ciccotelli).
In realtà i brani d`apertura e chiusura (Behind The Wall e Sad Heart) sono ballate acustiche cantate con voce profonda che rispecchiano pienamente l`idea bucolica del cantautore waldeniano.
Lighthouse Man è invece una filastrocca più stonata che potrebbe appartenere ai repertori di Beck, Syd Barrett o Alexander `Skip` Spence.
In Bold sembra poi di entrare in uno scenario blues-psichedelico di fine anni Sessanta.
Me And Gracie è praticamente uno strumentale, onirico e finemente orchestrato (il mellotron è di Alessio D`Onofrio).
People Lie è infine il brano più stupefacente: sempre devotamente lisergico, seppure in questo caso le atmosfere siano elettriche e urbane, mentre la voce si produce in un recitato dai caratteri notturni (le atmosfere in questo caso sono più psycho che psiche).
“A Beat Of A Sad Heart”, come già vi ho già detto, è un dischetto apprezzabile da svariati palati.
Approfittatene.
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