“Variazioni Gracchus”, titolo che occhieggia al Kafka di “Der Jäger Gracchus”, è l`ottavo disco dei vicentini Casa. In realtà si tratta di un disco del gruppo che, sebbene venga accreditato allo stesso, lo è solo in parte. I brani contenuti sono infatti composizioni strumentali, in stile neo-classico, scritte dal cantante Filippo Bordignon ed eseguite da strumentisti alieni alla formazione, ad eccezione del chitarrista Matteo Scalchi che suona l'ʿūd nel Galileo ritrovato.
Avevo ascoltato il loro disco precedente, “My Magma”, ma avevo deciso di non recensirlo perchè non mi convincevano le parti vocali. Si trattava comunque d`un punto d`incontro fra il cantautorato di Giorgio Gaber e suoni di estrazione no wave (intendendo con questa definizione non solo il movimento circoscritto alla città di New York all`inizio degli anni `80, ma buona parte del free-rock che gli era stato antecedente e gli era succeduto).
“Variazioni Gracchus” sembra iniziare dove terminava il disco precedente, e i suoni a incastro con fisarmonica, violoncello, viola e ʿūd del Galileo ritrovato riprendono il modello dello strumentale La zuppa con il coltello, ultimo e miglior brano che suggellava la scaletta di “My Magma”.
Le dieci variazioni che danno il titolo al disco, e che ne occupano la sezione centrale, sono scritture per solo pianoforte e, se solo il tocco sui tasti fosse sempre poco marcato, farebbero pensare ai notturni di Chopin o alle musiche per pianoforte di Satie.
Le partenze che ci allontanano, coi suoi intrecci a due - tre strumenti, è compositivamente il brano più complesso. Il dialogo fra il flauto e il violoncello del primo Movimento è vivacizzato nel secondo dall`introduzione del pianoforte, per poi planare verso un finale elegiaco e strutturalmente rarefatto.
“Variazioni Gracchus” è un ottimo intarsio di musiche neo-classiche apprezzabile un po` da tutti, ma soprattutto da coloro che hanno amato formazioni come Rachel`s e simili.
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