" ...Es asÖ: no es verdad y nada es tan cierto por ahÖ parece haber asomando un cuerpo... ". E` con queste parole che inizia l'ultimo album dell'Argentina Juana Molina; strano, perchè così, a un primo ascolto, non ci si accorge neanche della cadenza latina delle parole... Se infatti non avessi già sentito parlare di lei, e non fossi reduce dall'ascolto del suo precedente album "Secundo" (risalente al 1998 ma edito solo nel 2000 e oggi disponibile sempre su Domino), mi sarebbe facile credere, inizialmente, di essere d`innanzi ad un'artista anglosassone (magari con origini spagnole o latino-americane). Forse siamo ancora abituati a ritenere Arto Lindsay un'eccezione? Forse si fa ancora fatica ad accostare `sonorità moderne` a cantautori di lingua ispanica? Ecco, "Tres cosas" è giusto il disco che può farci cambiare idea.
Juana Molina è arrivata al successo nel suo paese natale, una decina di anni fa, non come musicista, bensì come protagonista di un famosissimo serial televisivo ("Juana y sus hermanas"): è con musiche scritte per tale programma che vide la luce il suo debutto discografico ("Rara" 1996).
La vera essenza delle intenzioni musicali di Juana, però, assume una forma più distinta nel suo secondo album ("Secundo", per l`appunto), un disco che rivela la sua discreta maturità artistica e un`acquisita consapevolezza ad intraprendere seriamente la carriera musicale. Certo che il fatto di essersi spostata a Los Angeles deve averla influenzata, e aiutata, nella sua crescita, così appare singolare, e importante, la decisione di continuare ad esprimersi nella sofisticata lingua madre. Tale scelta appare ancor più singolare se pensiamo che fin da piccola era stata introdotta dal padre, sì, all'ascolto della musica e all'apprendimento di uno strumento (la chitarra), ma che lei stessa confessa di avere avuto difficoltà nell'elaborare la propria `musicalità ` (`... But musically I think I got rid of a lot of prejudice; I was very self-conscious`).
In "Secundo", nonostante ciò, prendono già forma quei caratteri stilistici che in "Tres cosas" (pubblicato nel 2002, ma distribuito nel mercato Europeo dalla Domino solo quest'anno) andranno a connotare le peculiarità musicali che oggi contraddistinguono la sua espressività : folk-music cullata da un letto di soffice elettronica.
Questo è il substrato su cui viene costruito “Tres cosas”; inutile dire che il repertorio folk, e l'atteggiamento intimistico con cui i cantautori usano avvicinarsi alla scrittura musicale, sono la principale ispirazione per Juana Molina, da essi eredita la predilezione per la chitarra acustica, presente in ogni traccia del disco, e l'uso poetico delle parole. Credo che sia facile capire quanto sia importante, per questa artista, comunicare la complessità di alcuni stati d'animo e la delicatezza dell'essenza della vita; la combinazione di due mondi musicali apparentemente così lontani, quali il folk e l`elettronica, permettono in realtà di accostarsi meglio a questi stati d'animo così complessi. E` un po' come se la somma di `fattori diversi` favorisca la messa a punto di paesaggi sonori dalle più alte intensità e carica emotiva.
Sono queste le cose che troviamo alla base di un bel lavoro come “Tres cosas”, ed è questo che ci permette di parlarne in termini così favorevoli; se agli stacchi semplici di chitarra e voce non si aggiungessero, subito dopo, fugaci rumorini frammentati, organetti che seguono la voce melodica a mo' di salmodia, ritmi ostentatamente sincopati, voci e suoni campionati, be`... probabilmente saremmo qui a parlare di uno dei tanti dischi folk del momento. Bello sì, ma uno dei tanti... ”Tres cosas” ci permette invece di ampliare il nostro campo visivo, senza dovergli trovare per questo una perfetta collocazione stilistica. E` la forte connotazione intimista a dotare questo disco di un`ampia apertura verso svariate direzioni, con la voglia di crescere e arrivare a paesaggi ancora sconosciuti senza, per questo, snaturarne l`essenza.
La parte più significativa del disco è costituita da un delicato tappeto sonoro su cui poggiano Sólo su voz e Cúrame, doppio omaggio alle più classiche sonorità folk e acustiche (chitarra e voce accompagnate da violino e violoncello). Tali chicche sono inframmezzate a due brani, privi di testo, dalla più forte connotazione elettronica, dove trovano spazio anche voci campionate che ricordano una recita mantrica (Filter taps).
La decisione di mantenere lo spagnolo, nonostante ogni più conveniente scelta commerciale suggerisse di passare all'inglese - visto anche il discreto successo di critica riscosso da "Secundo" negli USA, denota una forte, e particolare, scelta stilistica. Probabilmente l`artista ritiene di potersi esprimere appieno solo tramite le parole del vocabolario `materno`, anche se ciò va a discapito di una maggiore commerciabilità del prodotto musicale finito. Un motivo di più per apprezzarla.
La chiusura del disco è affidata a Insensible, filastrocca melodica e dichiarato omaggio agli anni di auto-esilio, trascorsi in Francia, durante gli orrendi anni della dittatura militare: l`idioma transalpino spunta così, inaspettatamente, a cappello di chiusura del disco, ma non perchè lo spagnolo è inadeguato a tinteggiare le sue storie, bensì solo come memento, ricordo di un passato lontano.
I suoni della natura, le favole, l`eredità artistica di Vinicius De Moraes e Chico Buarque, con cui la famiglia di Juana era solita trascorrere le vacanze estive, costituiscono il perno dell'originale creatività musicale di questa donna, attorno alla cui silhouette la limpidezza del canto e il melodico arpeggiare della chitarra volteggiano senza soluzione di continuità .
E` questo il semplice segreto di “Tres cosas”, della sottile delicatezza che aleggia via, lungo ogni traccia, dell'originalità di una lingua così `caliente` poggiata su più stridule sonorità elettroniche, della semplicità che permette a tutti di accostarvisi... a tutti, sì, senza correre il rischio di restarne delusi. In fondo ci dovrà pur essere un motivo se David Byrne, di recente, ha espressamente voluto Juana Molina ad aprire alcuni dei suoi concerti. No?
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