Autore disco: |
Animal Collective & Vasti Bunyan // Jane // The Peppermints // Ariel Pink`s Haunted Graffiti |
Etichetta: |
Fat Cat (GB) // Paw-Tracks (USA) // Paw-Tracks (USA) // Paw-Tracks (USA) |
Link: |
www.fat-cat.co.uk/ www.paw-tracks.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2005 |
Titoli: |
1) it`s you 2) prospect hummer 3) balene sample 4) i remember learning how to dive // 1) berserker 2) agg report 3) slipping away 4) swan // 1) yellow rain 2) snak 10 3) daughter 4) i lost it 5) rabid frogs 6) sexy total fuck 7) blududud 8) a hotel 9) carmen coxon 10) yes it is 11) eagles 12) cousin 13) onion salad 14) red wedding, white wetting15) santorum 16) anxiathon 17) 4th of your life 18) grapefruit //1) trepanated earth 2) immune to emotion 3) jules lost his jewels 4) artifact 5) bloody! (bagonia`s) 6) credit 7) life in L.A. 8) the drummer 9) cable access follies 10) creepshow 11) one on one 12) oblivious peninsula 13) somewhere in europe 14) thespian city15) crybaby 16) foilly foibles/GOLD 17) jagged carnival tours |
Durata: |
15:41 // 54:17 // 29:05 // 75:44 |
Con: |
Avey Tare, Panda Bear, Deakin, The Geologist, Vashti Bunyan // Noah Lennox, Scott Mou // Lil G`Broagfran, M-Ron Hubbard, Grim Graham, Ms. Hot Chocolate // Ariel Pink
|
|
Luci ed ombre del collettivo animale |
x Alfredo Rastelli |
|
Non è tutto oro, come potrebbe sembrare, quello che gli Animal Collective toccano. Se con il gruppo madre non hanno mai toppato, come dimostra anche questo nuovo prelibato ep con Vashti Bunyan, nei progetti paralleli non sempre sono stati all`altezza della loro fama. Lo split con i Black Dice e il supergruppo dei Terrestrial Tones non avevano infatti impressionato più tanto, risultando in certi frangenti alquanto gratuiti; di contro il disco solista di Panda Bear, lo scorso anno, fu un vero gioiellino di delicatezza sonora. Va però dato il merito agli Animal Collective di non risparmiarsi nelle uscite `ufficiali`, vuoi che si tratti di dischi, singoli (si veda il caso del sette pollici di “who could win a rabbit” dello scorso anno che conteneva una b-side da urlo!) o di ep, come in questo caso, che vede la partecipazione della mitica cantante folk inglese Vashti Bunyan. “Prospect Hummer” è letteralmente delizioso, tra le loro cose più delicate e lineari, nonchè meglio prodotte, ricche di atmosfere trasognanti e voci celestiali; canzoni senza tempo, commoventi e bellissime. Non voglio passare per il fan a tutti i costi, non lo sono per natura, ma questo disco è davvero una delizia.
L`ep rientra certamente nelle `luci` di cui all`intestazione della recensione; non si può dire lo stesso di Jane, progetto che vede Noah Lennox (ovvero Panda Bear) unirsi artisticamente al dj Scott Mou. “Berserker”, del suono degli Animal Collective, mantiene i cori angelici e un certo tipo di psidechelia, qui enormemente sviluppata. Il disco è per lo più composto da lunghe suite strumentali (eccezion fatta per quei cori di cui prima e qualche voce campionata da Scout Mou), attraversati in lungo e in largo da battiti in puro minimal techno style e grondanti suoni di l`elettronica, anch`essa veramente minimal e ambientale. Ne viene fuori un`unica grande deriva elettronica per luoghi sconfinati e solitari ma dai risultati piuttosto irrisolti.
Non convince a pieno nemmeno il disco dei Peppermints, gruppo di San Diego che di certo non ci saremo aspettati nel rooster dell`etichetta degli Animal Collective. Infatti la musica è quanto di più distante da loro: non che sia un male questa apertura verso sonorità altre, anzi, non ho mai amato i circoli chiusi; certo se la qualità fosse stata più alta sarebbe stato meglio per tutti. The Peppermints suonano veloci e compatti ma anche piuttosto regolari alla faccia dell`impatto sonoro che indubbiamente hanno. La voce femminile strilla ma ammicca anche molto bene (come solo le donne sanno fare); le chitarre pur producendosi in assalti hardcore risultano molto più rock di quanto si potrebbe pensare ad un primo ascolto.
Altro paio di maniche Ariel Pink, per il sottoscritto davvero una delle rivelazioni dell`ultimo periodo in ambito `indie`. Si distingue da tutto il resto perchè dotato di un gusto per la canzone davvero invidiabile; la prima traccia, trepanated earth, addirittura frulla insieme tre songs infarcendole con riferimenti a Mark Stewart, al kraut rock, alla new wave, e alle melodie sixties. Mettere insieme tanti elementi diversi in maniera così naturale e coerente ha in molte occasioni dell`incredibile e tutto il lavoro non è mai parco di momenti esaltanti e di sprazzi di pura genialità . Che non si prostituisca per un ascolto facile o per una melodia di presa immediata è chiaro a tutti: le sue canzoni ti penetrano nel cervello lentamente, insinuandosi quasi distrattamente fino a diventare dei piccoli classici della nostra quotidianità . Non avevo ancora smesso di far girare nel lettore il precedente disco di Ariel Pink, che questo “Word copy” arriva a monopolizzare nuovamente i miei ascolti. L`unico appunto che muovevo ad Ariel Pink in sede di recensione di “The Doldrums” era la lunghezza del disco che, per le complessità delle soluzioni adottate, risultava sfiancare l`ascoltare non abituato a seguirlo nelle sue spericolate peripezie musicali. Un appunto che mi sento di muovere anche in questo caso ma solo fino ad un certo punto; ben vengano infatti lavori di questa lunghezza se sono privi di pezzi di second`ordine. Il disco, come il precedente, raccoglie vecchie registrazioni, stavolta tutte provenienti dal 2003 (si tratta in pratica di una ristampa uscita all`epoca per la label Rhystop) e quindi in un periodo successivo a “The Doldrums”; migliora la qualità della produzione (ma non di molto) e conferma in pieno la statura dell`artista che, essendo in continuo sviluppo, amplifica le aspettative per le sue nuove releases.
|