Eccomi qui a proporvi un altro libro con CD allegato, a solo ventiquattr'ore di distanza dall'averlo fatto con “Resonances” di Akio Suzuki, stampato pure questo per iniziativa di un piccolo museo (in realtà si tratta di una co-produzione alla quale prendono parte attiva anche due minute imprese editoriali). Nell`occasione il museo è quello d`arte moderna di Roskilde, una carinissima cittadina danese, prossima alla capitale, rinomata per le numerose attività culturali e per il buonissimo pesce secco venduto ai banchi del mercato. La qualità del libro è di altissimo livello, con interventi di Brandon LaBelle, Allen S. Weiss e dello stesso Migone (del quale è riportata anche un`intervista data a Martin Spinelli). Il libro, oltre alla parte scritta, contiene un congruo numero di immagini riguardanti l`attività del musicista canadese, oltrechè annotazioni piuttosto dettagliate sui brani inclusi nel CD. Quest`ultimo è pieno come un uovo, ai limiti massimi del minutaggio disponibile, seppure buona parte del materiale proposto sia già edita nei vari dischi pubblicati da Migone a suo nome, come Undo (con St-Onge), con Veda Hille e in alcune compilation. Per un artista che, solitamente, agisce sulla manipolazione del quotidiano e del luogo comune, inteso come locazione, la voce umana, e di conseguenza la sua articolazione nel linguaggio, non può che rappresentare una fonte primaria d`interesse. Ed è esattamente sull`attività svolta da Migone intorno alla voce umana che, in modo impeccabile ed esauriente, ruotano i 50 frammenti del CD. Ho avuto qualche dubbio a proposito di questa segnalazione, nonostante l`eccellente qualità del disco, perchè non riuscivo a capire, considerata la piccola percentuale di materiale inedito, chi potesse essere interessato all`acquisto. Ma poi ho individuato tre buone `categorie` di acquirenti:
- in coloro che sono interessati all`ottimo libro indipendentemente dal contenuto del CD;
- nei completasti che seguono questo artista passo a passo;
- nei neofiti che possono fare di “Sound Voice Perform” un ottimo punto di partenza.
Le conclusioni sono comunque diverse da quelle tratte per “Resonances” e, in questo caso, ribalterei la frase finale da `écouter pour mieux voir` a `voir pour mieux écouter`.
|