`More Lovely And More Temperate´

Autore disco:

Johann Sebastian Punk

Etichetta:

SRI Productions (I)

Link:

Email:

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2014

Titoli:

1) Exit 2) Vernal Equinox 3) Jesus Crust Baked 4) Yes, I Miss The Ramones 5) Barber`s Shops 6) Intermezzo 7) The Well-Shorn Moufflon Paradox 8) White 9) Rainy Spell 10) Strontium 11) Enter

Durata:

44:47

Con:

Massimiliano Raffa, Lorenzo Boccedi, Simone Aiello, Giandomenico Zeppa, Valerio Cané, Ulisse Mazzagatti, Daniele Calandra, Amedeo Russo, Tony Faith

tra il dire e il fare ...

x Bastiano Capovolto (no ©)

«Enrico Ruggeri lo ha scoperto e voluto sul palco del MEI di Faenza per festeggiare i propri trent`anni di carriera. Beatrice Antolini, appena ha ascoltato qualcosa, ha deciso di unirsi a Daniele Calandra di SRI Productions per la sua prima assoluta produzione esecutiva».
Della serie: «siamo il gruppo preferito di Julian Cope». Chi se ne frega ... fatemi ascoltare quello che fate e giudicherò di conseguenza.
Lo ammetto, ho una certa idiosincrasia verso chi ostenta troppo i propri corteggiatori, in special modo se illustri, e con ciò le premesse all`ascolto di questo disco non sono delle migliori.
Come se non bastasse Massimiliano Raffa, aka Johann Sebastian Punk, «trae il proprio nome dal compositore che la musica l`ha portata all`apice della complessità e dalla tendenza musicale che l`ha invece scarnificata con più ferocia», ed «è un eroe decadente intenzionato a riportare un`immagine dionisiaca di bellezza laddove questa è stata sostituita da un grigio e sordido provincialismo».
Il titolo stesso del disco ha una genesi illustre, dacchè tira in ballo il Sonetto 18 di William Shakespeare.
Strafare è illecito.
Non so come ha reagito la pattuglia cartacea, ma l`esercito del web sembra aver pienamente abboccato alle presentazioni altisonanti che fanno da apripista a “More Lovely And More Temperate”.
Non tutti, in realtà , dacchè ho anche letto che «il registrato sembra un prodotto di passaggio tra una prova mal riuscita e una sperimentazione andata all`aria, incapace di lasciare anche un infinitesimale scheggia di segno del suo passaggio, dentro gira di tutto, ma più che altro la controfigura storta di un Bowie allampanato e fuori forma in una specie di Rocky Horror Show di provincia che rincoglionisce l`ascoltatore fino a seccarne gli apparati riproduttivi sottostanti. Poche righe per accentuare un disco che non è altro che uno spreco di energia elettrica alla faccia dell`ambiente e di una invenzione riscaldata a dovere ancor più alla faccia di chi nella musica ci mette anima e cuore per trasferire ad altri emozioni vere e serie.
Della serie “braccia levate all`agricoltura”, facciamo finta di non avere sentito nulla e andiamo ad ascoltare cose musicali che meritano!
».
Onore all`opinione discorde, granello di sabbia bianca in un deserto di sabbie grigie, anche se la recensione brilla soprattutto per una cafonaggine che fa pensare al suo autore come a un abile esperto in zappa e vanga.
Una cosa è certa, il fantasma di Bowie aleggia su più di un frangente, vuoi per le doti emulatorie di Raffa vuoi per un`evidente schizofrenia che ci catapulta fra «glam-rock e shoegaze, bossa nova e AOR, baroque pop e surf-punk, clavicembali e sintetizzatori, ritornelli orecchiabili e tempeste rumoristiche ...». Con la piccola differenza che la schizofrenia diluita dal Duca Bianco nell`arco di un'intera carriera è qui concentrata nello spazio di un unico CD.
Naturalmente il bowinismo non è l`unico leitmotiv, pur essendo quello predominante, e c`è anche dell`altro (personalmente in alcuni passaggi ho ritrovato pure il gracchiato di Baby Dee).
Forse lo scopo di Massimiliano Raffa è quello di dissacrare, ma il percorso è talmente scivoloso che sovente finisce con l`essere una macchietta dei dissacrati.
Se, al contrario, in questo disco viene fatta soltanto un`operazione di copisteria non capisco il battage creato intorno alla sua pubblicazione.
Fosse firmato da un pinco pallino qualunque, magari invitato a salire sul palco da Cricco Castelli, prodotto da Stefano Acquario e intitolato semplicemente "Eleven Songs", potrei anche definirlo un disco passabile. Ma nella fattispecie l`arroganza e la presunzione, che sarebbero appropriate al caso di un nuovo “The Velvet Underground & Nico”, non sono certo sufficienti a mascherare la miseria di un disco i cui unici elementi di originalità e trasgressione stanno nell`iniziare con un Exit e nel terminare con un Enter. Qualsiasi figlio scemo del prestigiatore di turno può ottenere lo stesso risultato: è sufficiente capovolgere l`ordine d`arrivo.
L`unica indulgenza concedibile è di rivedere il giudizio alla luce delle prossime realizzazioni o della forte personalità che, come scrive di essere certa Beatrice Antolini, Johann Sebastian Punk saprà «dimostrerà nei live» (il gruppo assemblato per i concerti è totalmente diverso da quello del disco e, accanto a Massimiliano Raffa alla chitarra e voce, comprende Pino Potenziometri al basso, Johnny Scotch alle tastiere e Albrecht Kaufmann alla batteria).
Molto interessante, tanto per chiudere in positivo, è invece l`iter produttivo del disco:
«SRI Productions è il ramo produttivo di SRI - Società a Responsabilità illimitata, un collettivo di operatori nel settore musicale che condividono una medesima idea sullo stato attuale della scena musicale nazionale e scambiano - a titolo non oneroso - i propri materiali musicali o le proprie professionalità , al servizio degli altri membri di quello che essi stessi amano definire, con malcelata ironia, un “clan”. ... Quando uno o più membri decidono di impiegare le proprie risorse economiche investendo sul proprio progetto o su quello di un altro membro di SRI, al lavoro finale sarà associato il marchio SRI Productions e i nome dei soggetti che si sono fatti carico degli oneri di produzione».


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Data Recensione: 25/6/2015
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