Nella confezione di “Atto”, il precedente CD pubblicato da Coluccino su Another Timbre, stava scritto «Atto uses various acoustic objects but no musical instruments or electronic manipulation», e le parole riportate nel nuovo “Oltreorme” ribadiscono il concetto con ancora più forza e sono esattamente queste: «Oltreorme uses played acoustic objects only, no musical instruments, nor power tools, nor appliances, nor other electric machines, and no post electronic processing».
Si tratta quindi di due fratelli gemelli ma assolutamente non monozigoti perché, al di là degli oggetti usati nella realizzazione dei suoni, i due dischi sono totalmente diversi.
La musica di “Atto” è infatti molto fluida, i brani hanno in genere una forma parabolare e sono piuttosto compatti per densità e volumi.
I brani di “Oltreorme” appaiono invece molto più rarefatti e ingegnati su volumi tenui, tanto che l'autore stesso, nelle note, tende a precisare che è bene ascoltare il disco in ambienti silenti e senza forzare i volumi, in modo da evitare l'inquinamento sonoro o stravolgere lo spirito che ha sottinteso alla sua realizzazione.
Quello che va perso in fluidità viene però acquisito in dinamismo, con conseguente capacità di sorprendere l`ascoltatore, dal momento che sia i silenzi sia i volumi appena percettibili ben si adattano ai colpi di scena.
Non so cosa intende l`autore con la parola oltreorme, da lui stesso creata, certo è che rende bene la realtà del disco. Le orme sembrano rappresentare il qui e il presente mentre l`oltre può essere un al di là dello spazio e dell`istante. Suoni attutiti dalla distanza e/o dal tempo, quindi, suoni da vivere come lacrime di memoria.
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