Liberate la fantasia e pensate a uno spazio triangolare che abbia per angoli Eric Dolphy, Radian e MoHa!... come dire: libertà armonica, ricerca timbrica, utilizzo spregiudicato delle possibilità offerte dalla tecnologia e buona predisposizione ad attraversare suonando stili e generi musicali.
E` in questo spazio arcano che, intorno a un fulcro rappresentato dal batterista belga Teun Verbruggen, hanno preso casa entità di calibro superiore come il duo con Arve Henriksen o l`ensemble The Bureau of Atomic Tourism.
A tal proposito potrei scrivere «Pure jazz for Now People», riprendendo un concetto di Nick Lowe, dacchè credo decisamente in quanto sostenuto a suo tempo dal batterista Mirko Sabatini: «...credo che il jazz non stia in uno stile o in un linguaggio ma nella perpetuazione della rivoluzione che per esempio dai primi passi di New Orleans ha portato allo swing, da questo al be bop e così via...».
Teun Verbruggen, praticamente sconosciuto in Italia, è un elemento di punta del jazz belga, ma sarebbe meglio dire del jazz europeo, e per rendersene conto basta mettere l`occhio sui musicisti coinvolti in questi due strabilianti progetti. Il batterista, non bastasse, ha all`attivo anche la gestione della deliziosa Rat Records, già ricca di un considerevole catalogo.
La formula snella di “Black Swan”, tromba e batteria, propone una miscela di melodie e rumori, con trattamenti elettronici a rendere il suono estremamente moderno. Il trombettista dei Supersilent fa la spola fra il deep-sound di Jon Hassell e klezmerismi alla Dave Douglas, con l`ombra di Miles Davis sempre presente sullo sfondo. Il batterista, di `contrappunto`, non sembra tanto interessato a marcare un ritmo quanto a tessere un dialogo con il collega, melodicamente più dotato a causa delle indubbie doti naturali della tromba. Di conseguenza, attraverso cembali e tamburi, parla, bofonchia, borbotta, sospira, sputacchia, grida e geme, seguendo l`onda del respiro. “Black Swan”, non so quali sono nè se esistono riferimenti al film di Darren Aronofsky, è un piccolo gioiellino di jazz moderno e gli amanti del genere non dovrebbero lasciarselo sfuggire.
“Second Law of Thermodynamics” ha, forse, un`impostazione più classica, a dispetto di una formula poco ortodossa a base di ance, tromba, chitarra, chitarra basso, pianoforte elettrico (che a tratti apporta un mood da jazz elettrico settantino), batteria ed effetti elettronici. Nonostante il concentrato di talenti, oltretutto segnati da una provenienza piuttosto eterogenea, a dettare legge sembra essere un incontenibile D`Angelo che firma 4 dei 7 brani (gli altri 3 sono improvvisazioni collettive). Si sentono echi derivanti da tutto il jazz sperimentale - dalla new thing alla creative music, dal downtown jazz al Miles elettrico, dall'improvvisazione europea alla no wave più sinistra..., e la militanza del sassofonista in gruppi che vanno dai Chimera (con Erik Friedlander, Chris Speed e Drew Gress) ai Morthana (con Anders Hana e Morten Olsen) è già sintomatica di questa sua attitudene a spaziare in lungo e in largo, all'inseguimento dei recessi piÙ stimolanti della musica moderna.
I due dischi sono stati pubblicati anche in vinile ma, fate attenzione, la versione in LP di “Second Law of Thermodynamics” contiene il brano The nuclear medicine hepatobiliary scan al posto di BooBeeBooBeeBee, Morthana part 1, Morthana Part 2 e Meg Nem Sa.
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