Stiamo assistendo ad un ritorno delle audiocassette, ritorno che non assume certo le proporzioni di quello del vinile ma è comunque sufficientemente consistente da obbligare gli appassionati di produzioni under a prenderne nota.
Ce ne siamo già occupati dedicando un articolo al fenomeno, e a breve ci ritorneremo con un intervista a Claudio Rocchetti la cui etichetta, Musica Moderna, utilizza prevalentemente questi supporti. Inoltre abbiamo intervistato anche Vasco Viviani della Old Bicycle Records, e quindi non esiste migliore occasione della sua nuova uscita per dedicare anche il nostro top a questi materiali, magari desueti ma non per questo indegni di attenzione.
Ma, chiederà il lettore, che senso ha dedicare un TOP a produzioni così limitate e per giunta diffuse su un supporto così inusuale.
Da sempre su SandS il TOP è inteso come sistema per promuovere produzioni meritevoli e non come sistema per sbandierare al vento l`uscita dell`ennesimo improbabile capolavoro (personalmente lascio agli inseguitori dell`Eldorado tale compito). Se una rivista - e noi non lo siamo neppure - che ha 500-1000-5000-10000 lettori promuove dischi che vendono 15000 copie non promuove affatto il musicista ma, praticamente, si fa promuovere, venendo così a eludere quella che è una delle sue funzioni.
Ma ciò, logicamente, non basta, e l`oggetto da sbandierare come TOP deve comunque avere un suo intrinseco valore.
Questo split / collaborazione fra Harshcore e Der Einzige ha tutte le carte in regola: contiene ottima musica, i musicisti sono da sempre fra i nostri preferiti, la confezione fa parte di quelle definibili come deluxe.
Ottima musica, sì, chè questa miscela di noise, industrial ed elettronica sembra contenere il sale della terra.
Il primo lato è diviso in parti eguali fra le due entità protagoniste mentre nel secondo queste finiscono per collaborare unendosi in trio. La musica scorre, comunque e sempre, come il manufatto di un unico autore. Questo particolare, il non sapere con matematica certezza dove termina Der Einzige e dove inizia Harshcore, farà imbestialire qualche professore, catagolatore, o che dir si voglia, qualcuno comunque in fissa di tenere ben separati i pannolini del bambino dalle mutande del papà e queste da quelle della mamma. Personalmente non soffro di queste fisime, tutt`altro, e mi piace abbandonarmi a flussi continui ancorchè privi di un autore ben definito.
Dall`inizio `in sordina` ai circa 12-13 minuti del primo lato - dove un ritmo `allegro` sostiene voci caprine o, se preferite, belati antropici - fino alle urla sciamaniche che suggellano una prima parte particolarmente dionisiaca, le sorprese non vengono mai a mancare.
Il crescendo del secondo lato, poi, lascia intravedere in trasparenza soluzioni a base di materia souledelica e doorsiana, prima di implodere in coaguli di ululati battaglieri.
Beh, credo mi abbiate capito: “Live Bujùn Dokument” non è proprio `a midsummer night's dream`, a dispetto di una sua teatralità dirompente, ma piuttosto una `symphonie fantastique`.
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