Guazzaloca e Guerri, al di là di una `Gu` e di qualche proscenio condivisi, sono due musicisti molto affini per intenti e propositi. A iniziare dalla circostanza che il primo suona il pianoforte e il secondo il violoncello, che per etereogeneità e gamma timbrica può ben essere considerato come il pianoforte degli strumenti a corde. Condividono una formazione che ha radici nel jazz ma si espande in più direzioni, dalla classica contemporanea al folk e dall`improvvisazione non idiomatica al rock. Oggi li trovate gemellati nella pubblicazione della loro opera prima in veste di esploratori solitari sulle possibilità offerte dai rispettivi strumenti, che sembrano ben al di là dall`essere totalmente setacciate. Le preparazioni, l`elettricità , l`elettronica, le tecniche esecutive, l`utilizzo di oggetti e archetti particolari in veste di accessoriato sembrano essere elementi in grado di offrire infinite variazioni sul tema, soprattutto quando i due strumenti non concorrono a elaborare partite d`insieme ma sono soggetto di giocosi solitari, come avviene in questo caso.
Guazzaloca, bolognese verace come le tagliatelle ma fatto d'altra pasta rispetto all'ex sindaco, ha diviso il suo CD in tre parti, sia nel riuscito tentativo di presentare una propria immagine al fish-eye e sia nel tentativo di dare coerenza a materiali basilarmente troppo disomogenei. "Tecniche arcaiche" va quindi letto come tre CD, o mini-CD, in uno. La prima parte è suonata essenzialmente all`interno della cassa armonica, anche con l`ausilio di oggetti, e rappresenta la porzione di disco più informale, giocosa e giocattolosa. I nove titoli della seconda parte sono altrettante brevi e spiritate miniature - con l`eccezione di Tecniche arcaiche e Avventura nella bottiglia che si aggirano intorno ai cinque minuti - tutte scolpite sulla tastiera: decisamente fra new thing e musica contemporanea, ma con un piede e mezzo nella prima e solo mezzo nella seconda. Seguono le cascate di note della maratona finale, nove minuti di scorribande sulla tastiera registrati in pubblico, unico momento pragmaticamente definito come Improvvisazione (live) e unico momento più religiosamente jazz, del quale si porta appresso tutto lo spirito diabolico. Il brano, oltre che per struttura, differisce anche per la sua classificazione concreta che cozza con la fantasiosa e surreale vena `angelesca` che aveva suggerito i titoli precedenti.
Guerri, invece, non si pone affatto il problema di raddrizzare nessuna stortura, dal momento che il suo disco appare fin troppo omogeneo, dove i titoli scelti mi fanno pensare a un'azione di resistenza libertaria in un regime di socialismo reale. Attento alle strutture, ma anche alle colorazioni, il violoncellista cesenate si avvale delle preparazioni per creare un suono disturbato e gravido di intrecci. A tratti violentemente roccioso, altre giocosamente frizzante, sempre ombroso e umorale, vale la pena di riportare quanto scritto su di lui in occasione del festival “Isole che parlano” del 2012: «Il solo di Francesco Guerri rappresenta un`importante sintesi, una musica con radici che si snoda tra songs e parti libere, sonorità sulla soglia del rumore e squarci melodici di intensità autunnale. Il tutto convive armoniosamente nei tessuti delle trame improvvisate. La musica fluttua tra improvvisazione e strutture, sempre rispettando le possibilità di movimento tra un piano e l`altro. Guerri ha avuto modo di eseguire ed esplorare il repertorio della musica classica contemporanea. Ma in questo contesto il violoncellista usa il termine contemporaneo per parlare di rock, musica elettronica, dance, pop etnico, minimalismo». Sono così ben discernibili le sue frequentazioni sia con Nicola Guazzaloca, nel duo Nestor Makhno, sia con la popessa rock Carla Bozulich.
Due dischi da acquistare senza esitazioni.
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