Non starò a menarvela per le lunghe, visto che a queste latitudini se n`è parlato in più occasioni e, senza alcun dubbio, quello della giapponese Reiko Kudo è uno dei nomi che più abbiamo sponsorizzato. Che dire ancora, e di più del già detto, delle sue nenie infantili, scarrupate, rumorose e dissonanti, che esaltano concetti quali lo-fi, home-made e DIY. In “Mikan” la giapponese non si muove di un millimetro rispetto ai precedenti lavori, casomai la qualità delle registrazioni è ancor più grezza e spartana, però la sostanza è solida e gli affezionati non avranno certo bisogno di questa recensione per decidersi ad acquistare il CD. Il neofita, invece, farebbe bene a caldeggiare gli ormai classici “Fire Inside My Hat” del 1997 e “Rice Field Silently Riping In The Night” del 2000 (il primo è molto raro e si paga una salassata mentre il secondo è accessibile anche a prezzi abbastanza ragionevoli).
|