Torna questo ottimo quartetto argentino-olandese basato su ance, violoncello, pianoforte e batteria (ma pare di sentire anche stralci campionati da vecchi dischi!). Rispetto al precedente disco eponimo, recensione nell`archivio 2011, il gruppo pare in netta crescita, complice lo sfilacciamento in un delta di interessanti soluzioni e invenzioni affatto personali che, però, finiscono per ricomporsi in un estuario estremamente compatto. I quattro strumentisti dialogano infatti in un perfetto equilibrio, scevro da personalismi, e dedicandosi essenzialmente a costruire le geometrie d`insieme come avviene nel miglior calcio o nei migliori collettivi partoriti dalla musica jazz. Di improvvisazione strutturata, o di composizione istantanea, è quindi il caso di parlare a proposito di “Circus”, un disco che - pare evidente sia dal suo titolo sia da quello dei singoli brani - è un concept dedicato al mondo del circo, tema storicamente alquanto caro ai caporioni del jazz olandese, ma con una doppiatura di senso: le registrazioni sono infatti avvenute durante il prestigioso festival di Moers del 2011, all`interno della grande tenda da circo nella quale si svolge la manifestazione (il nostro Paolo Angeli, con un intuizione altrettanto felice, si era esibito con una trapezista nell`edizione del 2010). Ma gli Ambush Party vanno oltre lo spazio comunque limitato di quella tenda, con richiami a tradizioni multiple - cabaret, tango, piano bar, jazz in quasi tutte le sue forme e sfumature..., e con richiami pure a quel grande circo globale che è il cinema. I mengelberghismi del pianista, i `conretismi` del batterista, i classicismi del violoncellista e la broetzmania del sassofonista concorrono in egual misura a un impasto che con lo scorrere del tempo, e con l`acquisizione di esperienza, pare sempre più caratterizzarsi per la sua riservatezza.
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