Dopo Jolaurlo, tre notevoli album di synth-punk nel cestello (“D`istanti”, “InMediatamente” e “Meccanica E Natura”), Marzia Stano ricomincia da zero. Meglio, ricomincia da Una.
Geniale il moniker e geniale il titolo del disco, “Una Nessuna Centomila” (Pirandello docet).
Geniale è pure la campagna promozionale al disco a base di concerti casalinghi ed altri piccoli accorgimenti (andate a spulciare nel suo sito personale). Sono sempre stato convinto che dietro a un`impostazione e a una campagna promozionale azzeccate, intelligenti e interessanti (da non confondere con le campagne promozionali aggressive, artefatte, messe in piedi a tavolino da promoter truffaldini, e realizzate investendo fior di quattrini), è mia convinzione che dietro a una cosa di questo tipo deve esserci un disco con le stesse caratteristiche. E` quindi con molte aspettative che mi sono avvicinato all`ascolto di “Una nessuna centomila”, e devo dire che le mie aspettative non sono affatto rimaste deluse. Tutt`altro.
Questo disco è il tentativo ad oggi più riuscito di commissionare la tradizione rock, specialmente quella made in italy, con la tradizione cantautorale italiana, il tutto rapportato a un`ottica squisitamente moderna. Aggiungo che non possiamo considerare propriamente cantautori i vari Vasco Rossi, Jovanotti, Ligabue, Gianna Nannini... esponenti caso mai di un filone rock cantato in italiano che in tarda età si sono avvicinati infine alla tradizione cantautorale affrontandola in modo alquanto tradizionale. Se un paragone vien da farsi, eventualmente, è quello con il caro Battisti e, come nel caso di cotanto celebre esempio, Marzia Stano ha tutte le carte in regola per diventare un simbolo generazionale (Come il mare, Contraria, Lezione di storia dell`arte, Fuori di testa, Oggi è un bel giorno...).
Non mancano i possibili accostamenti con il passato (Farfalle può far pensare a E` dall`amore che nasce l`uomo o Per fare un uomo, Molto bello, Qui ed Ora e Non è colpa delle rose ad Antonella Bottazzi, Stiamo Bruciando a Fossati), questo per quanto riguarda i testi e la struttura di alcune canzoni, ma i suoni, gli arrangiamenti e, soprattutto, la tendenza di Marzia a plasmare e piegare le parole, a farle suonare come vuole lei e non come vuole la grammatica, appartengono senza dubbio alla tradizione rock.
Gli ultimi dispacci diramati dalla cantaUnautrice ci informano di una personalissima reinterpretazione de Il lavoro di Ciampi e della partecipazione come finalista al premio Fabrizio De Andrè 2013 (il 7 Dicembre a Roma).
Grandissima.
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