Reduce da numerose avventure attraverso vari stili della musica rock (all'interno di band quali Nativist, Greyscale, Najra, Los Dragos, Golden Shower, Bongley Dead...) e con alle spalle circa quattro lustri di onorata carriera, Marcello Rossi vira in Monsieur Voltaire per un disco da folksinger più o meno elettrico. Svariati i punti di riferimento, al di là e al di qua dell'Atlantico, seppure i principali sembrino covare in terra d'Albione, esattamente alla corte di Monsieur Lennon e Monsieur Barrett; con le dovute correzioni, sia chiaro, che pur non essendo in rosso ci sono e si sentono. The Run, ad esempio, potrebbe essere un mix fra Lennon, i primi Pink Floyd e un qualsiasi gruppo attivo nella Seattle degli anni '90. Last Place, poi, fa pensare a un marriage fra i Credence più prossimi alla psychodelia e il pop inglese, quello sui generis. Rainland e Purgatory, invece, sono musica roots americana e ricordano, il secondo in particolar modo, Palace e dintorni. The Shine, con coda ambient alla Broadrick, volge lo sguardo a un mood vagamente drakiano, con un cantato che rimanda però al solito Lennon, mentre l`avvicinamento al songwriter della 'luna rosa' si fa poi più focalizzato in Waiting To Be Kill e, soprattutto, Higher Than The Sun. Emily, infine, è puro Syd Barrett, pur senza 'see' e 'play'.
Sicuramente, l'avrete capito, non siamo in presenza di un lavoro particolarmente originale, ma “33” è comunque un bel CD che i fan dei nomi citati accoglieranno come manna.
Ma, soprattutto quando la commistione fra le varie influenze riesce più amalgamata, il dischetto può essere apprezzato anche da un pubblico ben più vasto.
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