Una voce dai colori drammatici, comunque ricca di sfumature, sulla tradizione di Milva, Alice, Mannoia... e, a fare da contrappunto, gli arpeggi eleganti e incisivi di una chitarra.
“Mezzanota” si inserisce nella saga infinita del cantautorato italiano e contiene nientemeno, a fare da faro, il rifacimento di La donna cannone, una di quelle canzoni troppo perfette per essere vere (cosiccome Sapore di sale, Albergo a ore, Albachiara, 4 marzo 1943, Baciami ancora, Emozioni... a voi il compito di individuarne altre...). Può sembrare facile reinterpretare canzoni di simile taglia, ma la realtà è ben diversa e il rischio di dare vita a un'inutile brutta copia dell`originale incombe sinistra.
Questo rischio è abilmente schivato da Chiara Jerì che, oltre a dare giusta voce al personaggio femminile della canzone, manomette oculatamente la punteggiatura.
Canzone seconda (di Pippo Pollina) e Fino all`ultimo minuto (del primo Piero Ciampi) sono titoli meno conosciuti (e, rispetto al De Gregori, pure gli autori sono meno conosciuti), ma l'attitudine della cantante a personalizzare il materiale si ripropone in tutta la sua forza.
D'altronde sembra che la Jerì, toscana di origini calabresi, si sia fatta le ossa interpretando i classici scritti dai cantautori italiani dotandosi quindi di una buona scafatura che le permette agevolezza interpretativa senza correre mai il rischio di assomigliare a una cover-woman.
Ne è prova la vittoria al concorso “Un notturno per Faber” del 2009 con uno dei primi testi-canzone di sua scrittura, il Notturno dalle parole scomposte incluso in questo CD.
Di alto livello anche le altre sue canzoni, cinque + la coda non segnalata nelle annotazioni, a rendere il disco una sorpresa di razza omogenea. Un grosso contributo all'ottimo risultato è certamente dato sia dal chitarrista Andrea Barsali sia dall'autore delle musiche Maurizio Di Tollo, quest'ultimo è un batterista migrante, anche compositore e arrangiatore, che ha all'attivo un raccolto inversamente proporsionale alle sue capacità , alle sue qualità e alla mole di lavoro che ha svolto (a proposito della premiazione al concorso citato sopra commenta: «Per chi nella vita non ha mai vinto nemmeno un Boero, arrivare primo in un concorso così bello, per tipologia, per il poeta al quale è dedicato, per la possibilità di mettere mano alle idee postume di De Andrè non è solo un bel colpo, è travolgente.»).
Voglio infine segnalare, quale valore aggiunto, l`impressione di sobrietà che accompagna i tre quarti d`ora del disco e che troppo spesso venne meno nelle pagine dei padri storici.
E che dire del retro di copertina che ci catapulta due passi dopo il Neil Young di “After The Gold Rush”....
|