`Long Story Short´
|
Autore disco: |
Autori Vari |
Etichetta: |
Trost Records (A) |
Link: |
www.trost.at |
Formato: |
5 CD |
Anno di Pubblicazione: |
2013 |
Titoli: |
1) 3.11.2011, Mkh-Fabrik Wels 2) 4.11.2011, Alter Schlachthof Wels 3) 4.11.2011, Alter Schlachthof Wels 4) 4.11.2011, Alter Schlachthof Wels / 5) 4.11.2011, Alter Schlachthof Wels 6) 4.11.2011, Alter Schlachthof Wels 7) 5.11.2011, Mkh-Fabrik Wels 8) 5.11.2011, Mkh-Fabrik Wels / 9) 5.11.2011, Alter Schlachthof Wels 10) 5.11.2011, Alter Schlachthof Wels / 11) 5.11.2011, Alter Schlachthof Wels 12) 5.11.2011, Alter Schlachthof Wels 13) 5.11.2011, Alter Schlachthof Wels 14) 6.11.2011, Alter Schlachthof Wels: Concert For Fukushima / 15) 6.11.2011, Alter Schlachthof Wels 16) 6.11.2011, Alter Schlachthof Wels 17) 6.11.2011, Alter Schlachthof Wels 18) 6.11.2011, Alter Schlachthof Wels |
Durata: |
371:58 |
Con: |
Sonore / Chicago Tentet with John Tchicai / Michiyo Yagi, Okkyung Lee & Xu Fengxia / Peter Brötzmann, Masahiko Satoh & Takeo Moriyama // Joe McPhee, Ma llem Mokhtar Gania, Fred Lonberg-Holm & Michael Zerang / Peter Brötzmann, Michiyo Yagi & Tamaya Honda / Peter Brötzmann, Jason Adasiewicz & Sabu Toyozumi / Dieb 13, Mats Gustafsson & Martin Siewert // Keiji Haino / Peter Brötzmann, Bill Laswell, Ma llem Mokhtar Gania & Hamid Drake // Jeb Bishop, Joe McPhee, Mars Williams, Jason Adasiewicz, Kent Kessler & Tamaya Honda / Hairy Bones / Masahiko Satoh / Chicago Tentet with Michiyo Yagi // Peter Brötzmann, Eric Revis & Nasheet Waits / DKV Trio with Mats Gustafsson, Massimo Pupillo & Paal Nilssen-Love / Full Blast / Caspar Brötzmann Massaker |
|
c`erano una volta gli urlatori |
x Cesario Ciccotosto (no ©) |
|
Ecco un potenziale top che rischia di trasformarsi in flop. Il cofanetto, ricco di ben 5 CD, documenta la 25ª edizione dell`Unlimited Festival svoltosi nel 2011 nella cittadina austriaca di Wels, a metà strada fra Vienna e Monaco di Baviera, e curato da un personaggio d`eccezione qual è Peter Brötzmann.
I motivi di soddisfazione stanno nel programma del festival, pieno zeppo di talenti e di eventi, programma che - almeno per quanto riguarda la parte musicale - è ben documentato nel cofanetto. La buona presenza di strumentisti provenienti da lontano - John Tchicai, Joe McPhee, lo stesso Brötzmann... - è bilanciata da quella di musicisti emersi in tempi più recenti, qual è il caso di Fred Lonberg-Holm, Mats Gustafsson, Massimo Pupillo, Dieter Kovacic, Martin Siewert, Jeb Bishop, Paal Nilssen-Love e Michael Zerang.
I protagonisti non si risparmiano, in quanto a sudore, e il risultato è quasi sempre di eccellente fattura, con orge di suono prodotte nel corso di vere e proprie battaglie strumentali... nella tradizione della new thing più zozza e battagliera.
«Meglio un giorno da leoni che cento da pecore!!!», sembrano voler proclamare i protagonisti o, ancor più vero, «usiamo il fiato finchè c'è.»
E allora? Dove stanno i problemi?
Innanzi tutto va rilevato come la musica, in linea di massima, sembra ferma a 30 anni fa, e se questo per un verso mi rende felice, perchè penso che in gioventù ascoltavo della gran bella musica, per un altro verso mi sconcerta constatare quanta poca evoluzione c'è stata in certi ambienti.
Ma questo può comunque rientrare, pur con qualche forzatura, fra gli elementi positivi, nel senso che non c'è stata nè una svendita commerciale di certe proposte nè un arretramento su posizioni di retroguardie, anche se restando fermi si finisce sempre con il venire sopravanzati.
All'immobilismo del sassofonista tedesco preferisco comunque un Derek Bailey che, indipendentemente dai risultati raggiunti, seppe mettersi in discussione lanciandosi all'inseguimento della drum'n'bass, prima, e poi collaborando con David Sylvian.
Ciò che mi lascia più perplesso è invece la tendenza al protagonismo del Broetz, che compare in 10 brani su 18, e scelte che sconfinano nel nepotismo (la maggior parte dei musicisti fanno comunque parte del suo entourage e un posticino al sole viene addirittura riservato al figlio Caspar).
Per il resto, se siete interessati al modello in questione, la musica è di alto livello e i musicisti non si risparmiano, ma il rischio di trasformarsi in macchietta e/o ombre di se stessi è molto alto.
Il trio nippo-cino-koreano di (3) - koto, guz-eng, violoncello e voce - e il commovente Concert For Fukushima - per koto e piccola orchestra jazz - rappresentano i momenti più memorabili di un disco che, tendenza al protagonismo e nepotismi a parte, concede anche qualche colpo basso.
Un plauso alla bella confezione.
|
|
|
Data Recensione: 23/3/2014 |
|
|
|
|
`Long Story Short´ |
|
|