Seppure si mascheri dietro uno status apparentemente `collettivista`, con tanto di nome e di schieramento da band, in realtà Death Songs è un progetto cantautorale - alla maniera di Palace o Smog, che risponde al nome di Nicholas Gus Delffs il quale, in realtà , fa quasi tutto da solo, limitandosi gli altri a suonare sassofoni e violino in tre o quattro titoli. L`unica eccezione è rappresentata dal chitarrista John Gnorski, fedele spalla in tutti i brani del CD, che non firma nessuna canzone ma pare essere comunque una figura indispensabile nella definizione complessiva del mood sonoro.
Come nel caso dei due illustri esempi citati il punto di riferimento sta nella tradizione musicale americana, soprattutto in quella country, ma già il fatto che si giostra ad Austin, nel Texas, è foriero di un country sghembo e di frontiera, i tutti i sensi, tipico di quelle terre e ben diverso da quello nashvilliano.
Frontiera, s`è detto, e nel caso di Death Songs è come se Dylan e Springsteen fossero riletti dai REM, almeno questo è l`effetto immediato prodotto da Overdose. Il resto del CD mostra un ottimo songwriter, dalla voce passionale, non particolarmente originale ma poco incline ai cliché, e quindi propenso a triturare un po` tutto quanto viene messo a disposizione dalla provincia americana (dal rock al soul). Notevole il rifacimento di Passing Through (ben nota per la versione fattane in precedenza da Leonard Cohen).
|