Mi è sempre piaciuta l'idea di sovraincidere, fin da ragazzo sperimentavo, con due piastre a cassetta, l'ebbrezza della registrazione multitraccia, anche se i risultati non erano dei più esaltanti.
Una premessa simile, a introdurre le note di copertina scritte dal Bianchetti stesso, è di per se tutto un programma. Si tratta di un preambolo che richiama alla mia memoria dischi adorati quali l'esordio di Robert Wyatt o l'opera omnia di Un Caddie Renversè Dans L'herbe (con il secondo esiste anche un punto di contatto chiamato Brasile, terra nativa dell'uno e passione musicale dell'altro). E se la musica brasiliana è un punto fermo in buona parte di queste 18 miniature, nondimeno ci sono richiami a molte delle musiche dal mondo (soprattutto di di tipo terzomondista). Qualche pennellata di buon vecchio jazz, di musiche da film e di musiche popolari moderne completano il quadro.
Scrive ancora il Bianchetti:
(il disco)... «...è una raccolta di appunti musicali. Alcuni brani sono vere e proprie improvvisazioni e, in generale, sono quasi tutte buone alla seconda ripresa al massimo... ...l'esecuzione non è ineccepibile dal punto di vista tecnico, ma c'è un'intensità che non ho ritrovato quando ho tentato di rifare le takes.»
Questo è un elemento molto importante, soprattutto quale parametro per indirizzare il lettore all`acquisto, dal momento che le tecniche utilizzate - ieri registratori multitraccia e oggi computer - potrebbero far pensare a una maggiore elaborazione mentre, nella realtà , questi piccoli abbozzi imprecisi e in libera uscita suonano più freschi, affascinanti e spontanei di qualsiasi impresa ingegnosamente compiuta.
Insomma, quello che voglio dire è che c'è più sale in questi scatti lomografici che nella zucca di 10 cervelloni della NASA.
«Ma Bianchetti? Chi era costui?»
Per tacitare i vari Abbondi distratti - spero che siano pochi - dirò soltanto che Bianchetti era chitarrista in alcuni dei primi gruppi di Vinicio Capossela e ha lasciato traccia di sè in dischi quali “Il Ballo di S. Vito” e “Canzoni a manovella”.
Buona sangrÖa non mente.
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