Chi è Giacomo Sferlazzo? Vediamo di chiarirci le idee.
Se il `garage` era (è) spesso rappresentato da una riproposizione più grezza e viscerale di materiali rock codificati e di classifica, il rapporto fra Sferlazzo ed i maggiori cantautori italiani è attitudinalmente lo stesso che c`era fra i gruppi garage e i gruppi rock di successo.
E` così che `sfilano` sotto le nostre orecchie Rino (La luce e La canzone dell'amore decadente), Lucio (Ma che differenza c'è tra una caffettiera e me), Guido (Ma dov'è?), Claudio e i Franceschi (Per l'ultima volta...), Paolo (Ciao ti ricordi di me? Sì ma non ricordo di me!), Gianfranco (Tu e io)... e molto altro.
Sì, e sempre con un tocco d`altro. Mi sono camminato addosso, ad esempio, ricorda un Francesco diverso, il meno conosciuto Currà , e l`impostazione della canzone è tale da far pensare a Gr ndola vila morena del portoghese Josè Afonso, molto nota per essere stata l`inno che diede avvio alla `rivoluzione dei garofani` e poco nota - troppo poco, per la sua struttura `rivoluzionaria`.
La voce cavernosa - tipo un Bruce italiano... o Vasco... o Gianna... un`amica mi ha suggerito pure il nome di quello che cantava A chi e Angeli negri, e l`andazzo da cinico alla Piero fanno il resto.
Ma Sferlazzo non è propriamente un cantautore, se nelle sue canzoni testo, voce e musiche rivestono la stessa importanza. A questo proposito c`è un gruppo accompagnatore di spicco, nel quale due giocatori d`azzardo come Jacopo e Piero sono completati dallo splendido violino di Claudia Cancelloti, che sa spaziare con naturalezza dal folk al rock, passando per il jazz.
Sferlazzo vive in un crocevia di culture e di colori, qual è Lampedusa, e ne risente positivamente, dal momento che mentre tiene i piedi ben piantati nell`isola siculo-africana e fa sviaggiare il cervello nella vecchia e decadente Europa, il cuore pare sprofondare nel profondo sud del continente nero. L`intro al primo brano, di razza propriamente afro, e la coda reggae all`ultimo fanno pensare proprio a questo, a un viaggio dalla madre Africa alle soglie della liberazione rasta, passando naturalmente attraverso la diaspora del lavoro forzato e della schiavitù.
Chi è quindi Sferlazzo, finisco col chiedermi, una propaggine integra e selvaggia del cantautorato come le garage band lo erano del rock?
La risposta la troviamo forse nell`ultima canzone del disco, Sole e baleno, dove canta «...lasciami nella culla dell`utopia / lasciami nell`anarchia...». Più che un cantautore, o qualsiasi altra cosa, Sferlazzo è un anarchico e, come tale, guarda più alla sostanza che alla forma.
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