La tradizione orchestrale del jazz olandese viene `nobilitata` da questo progetto, e la presenza dello «special guest Han Bennink», messa ben in evidenza nel retro della povera confezione ma circoscritta ai soli otto minuti scarsi dell`ultima pista, può essere considerata come un`investitura in tal senso. Un suono dissonante e orgiastico, derivante da una vera e propria `little big horn` fra giacche blu e indiani ululanti, che va a rinverdire i fasti degli storici collettivi ICP e, più indietro, delle più indiavolate formazioni guidate da Albert Ayler. Nulla di nuovo, sia chiaro, se non vogliamo considerare tali le presenze di chitarre (Alfredo Genovesi e Mikael Szafirowski), elettroniche (Angel Faraldo, Ofir Klemperer e Ofer Smilansky), arpa (Berta Puigdemasa) e voci umane (Sandra Pujols e Marie Guilleray), che vanno a confondersi fra i più classici strumenti a fiato, contrabbassi e batterie. Il CD non è imprescindibile, quindi, ma è comunque consigliato ai fan sfegatati della scena improvvisata olandese o a coloro che vogliono comunque farsi un`idea di quella scena e non riescono a trovare i classici “Tetterettet”, “Groupcomposing”, eccetera.
Fate vobis, s`il vous plaît.

Ps: avevamo già incontrato la Royal Improvisers Orchestra nel DVD “Hazentijd” di Han Bennink.