Ecco che ritorna, dopo una parentesi polverosa, la serie di cassette split prodotte dalla Old Bicycle Records.
I due progetti che condividono la “Tape Crash #6” hanno in comune un mood abbastanza sinfonico, sebbene il loro orientamento musicale appaia poi estremamente diverso.
La lunga suite del primo lato, in logica dello stesso nome scelto dal one-man-orchestrina Eugenio Luciano, può essere ben definita come `darknoise`, con però un fondo folk-progressive derivante dai riferimenti mitologici. Cape Drepano è infatti «...l`interpretazione musicale del mito della castrazione di Urano da parte del figlio Crono.», e per la sua realizzazione sono stati utilizzati «...i suoni emessi dal pianeta Urano, letture del mito e vari strumenti...», in parte di derivazione africana, «...e distorsori...», oltre a varie riprese sonore d`ambiente con insetti, fuochi d`artificio e altro. Il coacervo di voci iniziale si trasforma presto in una nenia ripetitiva, fra il meccanico e il forestale, che potrebbe funzionare anche come colonna sonora per un viaggio spaziale.
Se il progetto Lay Llamas è altrettanto personale, nella figura di Nicola Giunta, ha comunque una conformazione a fisarmonica che nell`occasione si allarga a trio. I tratti dei 5 titoli sono indubbiamente di natura psichedelica, di quella che punta l`occhio verso oriente, seppure più che il viaggio sembrerebbe essere qui contemplato il ritorno dal viaggio (Back To Planet Earth), ritorno comunque arricchito e con le valige piene zeppe di variopinte `experience`. Si sentono `echoes` dei Beatles più indiofili, dei Pink Floyd, di Paul Roland e bestie simili, per un abbozzo di legislatura che approda indiscutibilmente a risultati reali interessanti e non è la solita fregatura di italica costumanza. Fra gli strumenti, immancabili icone del genere quali chitarre, organo, percussioni fluide, sitar e bansuri.
Apprezzabili entrambi.
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