Autore disco: |
Aghe Clope Ensemble |
Etichetta: |
Setola di Maiale (I) |
Link: |
www.setoladimaiale.net |
Formato: |
CD-R |
Anno di Pubblicazione: |
2009 |
Titoli: |
1) Improvisations 1 2) Improvisations 2 3) Improvisations 3 4) Improvisations 4 |
Durata: |
42:26 |
Con: |
Andrea Gulli, Paolo Pascolo, Gianluca Varone, Chris Iemulo, Stefano Giust, Giorgio Pacorig, Nicola Guazzaloca |
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Immagino che leggendo i nomi riportati nella line-up vi siate resi conto che non si tratta certo di una cover band dei Guns and Roses (per altro il pezzo citato ed il primo disco erano e restano notevoli), infatti si tratta di improvvisatori più o meno conosciuti che stanno continuando a girare parecchio sia in sede live che in parecchie uscite del giro Setola di Maiale e del “jazz off” in genere. Come sempre da un po` di tempo a questa parte si tratta di roba catturata live all`Ivan Illich di Bologna che a questo punto si candida come uno dei pochi posti “where the wild things are” qui in Italia, non me ne vogliano altre organizzazioni e locali che ce la mettono tutta per proporre cose del genere, il fatto è che la continuità paga e qui per lo più, spesso si tratta di musicisti (di livello) che organizzano per altri musicisti, tutto in modo molto semplice ma allo stesso tempo molto tradizionale, anzi vale più che mai quel vecchio motto Mcklardiano che recitava “hardcore for the hardcore”. Il riferimento iniziale alla giungla sta un po` nel tipo di atmosfere che vengono a comporsi nel corso delle quattro lunghe tracce in cui si divide questo disco, i fiati di Varone e Pascolo in particolar modo danno un certo tono anni Settanta ad un Giust in veste molto percussionistica e tutto con quest`atmosfera notturna da jungle-fever della downtown. Tranquilli, niente jazz da “Detective Shaft”, ma qualche richiamo a quello e ad un linguaggio la cui matrice è mooolto nera, nonostante ciò ci sono momenti molto storti e per nulla jazz come l`apertura della terza traccia o come certe scomposizioni/ricomposizioni di tempo più fredde e che sembrano a metà fra Coleman ed alcune impro del giro crucco di Can e Faust. Si tratta di quattro tracce in cui esce molta melodia e molta maniera senza per questo risultare banali o scontate. Anni Settanta, jazz e groove nero smontati e accostati in modo fluido, notturno ma senza per questo annoiare, infatti si tratta di quatto pezzi in cui un senso per le melodie e per le atmosfere fumose sgorga a fiotti anche nelle parti tenui. Si tratta di una super line up e nonostante ciò non spicca nessuna individualità dato che si gioca molto in modo collettivo, anzi la cosa sorprendente è il fatto che nonostante l`aggiunta di uno o due elementi lo stile della famiglia allargata non cambia di troppo. Denso, mai magmatico, molto di classe e ricco di atmosfere affascinanti.
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