Polacca d`origine, ma approdata prima a Glasgow e infine a New York, Ela Orleans fa parte di una nuova frontiera innovativa più nei metodi, uso di loop eccetera, che in quelli che sono poi i risultati conseguiti. Questa produzione setolare può essere divisa in brani strumentali ed in canzoni di tipo più classico. Iniziando con queste ultime è piuttosto facile individuare un`ascendenza nel primo Syd Barrett (quello di Arnold Layne), complice anche l`uso di una voce un po` `impastata`, o nel primo Robert Wyatt. La longa barda dei due s`intravede rispettivamente in Elegy e In Spring, mentre in Time Angel sembra compiersi una sintesi fra il `rosa` e il `soffice`. Forti di queste basi è poi facile ritrovare l`influenza del minimalismo rivisto da Floyd, Soft e Crimson - le linee di chitarra richiamano spesso alla mente David Gilmour - anche nei brani strumentali (emblematici i dodici minuti di Low Sun e gli otto di High Moon), o comunque cantati ma racchiusi in una struttura meno classicamente definibile (Density Clouds). Le sequenze ripetitive dei brani più brevi vanno a sommarsi, in quelli più lunghi, in flash di anelli concatenati. Chiaramente la ragazza ci mette del proprio, in particolare nelle tessiture e nei ritmi che giocano le carte dell`elettronica contemporanea, con accostamenti anche plausibili con il femminino casalingo di Miss Brokesch. Veramente fantastica è Pattern In Situation, una machinerie situazionista compensata da un dialogo maschio-femmina in una qualche lingua slava (magari proprio il polacco o il russo). Un giovane e promettente talento del quale risentiremo probabilmente riparlare.
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