Ai posti di comando dei Beurk ci sono Alessio Ballerini (laptop), Pietro Baldoni (chitarra elettrica, effetti), Sacha Moccheggiani (violino e rumore), Michele Alessandrini (batteria): 4 musicisti piuttosto operosi attraverso varie formazioni tuttora in progress, come il bonnie prince billy sound di postodellefragole e El Cijo, il postpunk dei Lush Rimbaud, l`intelectual folk di sACHAMOTo, il design post-Mego degli Abellira ecc.
Ciò fa si che per i Beurk si parli non tanto di mero sideproject, bensì di un`abile pasta modellata prendendo spunto da tutte le matrici stilistiche delle realtà sopracitate. Un calderone cui bene si accosta la citazione del Pessoa sbandierata sul loro myspace, «Avrei voluto, come i suoni, vivere delle cose senza appartenere a loro, conseguenza alata dove il reale è lontano». E in effetti questo debutto trilla proprio come un mucchio selvaggio di spunti ove decrittare, col loro carico d`astrazione, gorgheggi neo-minimalisti rinvigoriti da amorfismi ritmici (Corri Khaled), o viceversa tenuti in auge dall`uso di un trascendente motorik kraut/post rock (Lisippo non Respira); in entrambe le casistiche non passa inosservato il distorto lirismo sventagliato dal violino conradiano e monodico di Moccheggiani. Inoltrandosi il tempo è impiegato con nottambule dissertazioni sulla via della ricerca, laddove in Calm Sea il profumo d`interscambi e scat improvvisati si fa alquanto invadente, mentre per Arancio e la terminale Marcelleus potremmo parlare di un`ispirazione agguantata dal mood San Augustin, la prima, quanto di sfasate geometrie Storm & Stress mitigate da flebili inserzioni melodiche, la seconda.
Occhio: i Beurk sono particolari sin dalla scelta di stampare il lavoro in sole 102 copie, ciascuna adornata da una differente cover (ad esempio, quella capitata al sottoscritto è, paradossalmente, abbigliata da un taglio blaxploitation). Fate presto!
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