Rarefatto, questo è l`aggettivo che viene subito in mente ascoltando “Sator”, infatti il disco di Mamuthones, nome dietro cui si ciela Alessio Gastaldello dei Jennifer gentle, inizia con calma, ammaliando l`ascoltatore e introducendolo in un panorama sonoro oscuro e fumoso, che si evolve nelle colate di suoni acidi e avvolgenti di In the wood, in cui si viene presi praticamente per mano per arrivare al tribalismo di Ota beta.
Proprio da questa terza traccia spiccano quelle che sono le caratteristiche che più mi colpiscono in questo disco, ossia la capacità di contenere canzoni vere e proprie (non meri sperimentalismi) che però anche quando ben delineate lasciano sempre l`ascoltatore a rimirare un affascinante pulviscolo sonoro tra armonium, droni e voci.
Proprio la ricerca sulla vocalità che segna la seconda parte di “Sator” è quella che cattura maggiormente il mio interesse, e non solo nella esplicita 10000 voices, arrivando fino alla conclusiva Ave maria, monolito musicale ipnotico ed estasiante.
Questo disco rappresenta la prima parte di un dittico ad opera di Mamuthones, e se il livello resterà questo non vedo l`ora di ascoltare il secondo album.
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