«Nulla di molto nuovo sotto il sole, le dieci tracce scorrono senza mai far gridare al miracolo, ma è uno di quei dischi che si fa ascoltare spessissimo, ed ogni volta rivela nuovi colori e dettagli sfuggiti ai primi ascolti.» Con queste parole forse non esaltanti bollavo il primo disco di Harold Nono, alfiere della piccola Bearsuit Records, e nel rileggerle non posso che pensare che anche questo secondo disco non si discosta troppo dal forse severo giudizio sul precedente.
La novità però c`è, ed è ovviamente costituita dal compagno d`avventura Hidekazu Wakabayashi, giapponese che il Nostro ha conosciuto (indovinate?) tramite internet e con il quale ha deciso, a botte di Sendspace/Mediafire/FTP o quant`altro di assemblare questi 40 minuti di musica. Gli apporti dell`asiatico giovano quindi parecchio alle semplici tessiture elettroniche dell`inglese, e i tanti strumenti suonati da entrambi vanno a costituire un disco che ha davvero degli ottimi momenti, tra cui la quieta Family, che con i suoi tanti strumenti che si danno il cambio e le frammentazioni sembra identificare uno sghembo incrocio tra i Minamo e Pascal Comelade. Non male quindi, ed in effetti se si escludono gli irritanti campioni vocali di un paio di tracce il disco è davvero interessante, condito peraltro da parecchi momenti di stasi che, con i loro quasi silenzi, lo rendono rarefatto quel tanto da favorirne ascolti ripetuti.
Alla fine, se devo dirla tutta, a confrontarlo con il recente “Durée”, dei sopra menzionati Minamo (diciamo i campioni della categoria), forse questo dischetto, nella sua povera jewel box dalle grafiche bruttine (purtroppo marchio di fabbrica Bearsuit), potrebbe giocarsela benissimo.
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